Sanremo 2019: Le sperimentazioni di Achille Lauro


achille lauro.jpg

di Gerardo Russo

“Non penso di essere fuori posto a Sanremo. Il pezzo è trasversale, può piacere a tutti. Nasce con una chitarra scordata, un taccuino e una penna. Poi l’abbiamo finalizzato in una villa che prendiamo proprio per creare musica, insieme a 20-30 musicisti, senza essere contaminati dalle mode ma pensando solo a quello che potesse piacere a noi.”

Classe 1990, il rapper romano Achille Lauro è uno dei protagonisti della 69a del Festival di Sanremo con Rolls Royce.

L’artista ha risposto alle nostre domande all’interno della conferenza con la Sala Stampa Lucio Dalla, di cui riportiamo tutti i momenti salienti.

L’ispirazione a Vasco Rossi nel tuo pezzo si sente molto.

Vasco è un’icona. Una delle poche vere rockstar italiane. Sono un suo fan ma questo pezzo vuole più fotografare un insieme di riferimenti del mondo della moda e del cinema. Si ispira più a questo.

Si è visto anche un po’ di King Krule.

King Krule assolutamente spacca. Il brano ricorda varie cose e questo secondo me è un complimento. Quando poi è l’uscito lo scandalo sul presunto plagio degli Smashing Pumpkins, io ho pensato fosse una cosa bellissima. Per noi è un complimentone essere accostati a un gruppo così importante. Per la parte vocale del brano comunque mi sono ispirato al filone dei Beatles un po’ pazzo e ad Elvis.

Una frase del tuo brano è “Non sono stato me stesso mai”.

Per me le canzoni sono fotografie degli stati d’animo, di come mi sento. La creazione di un personaggio nei pezzi è una leggenda che vorrei sfatare. L’estetica è importante, però i miei brani sono molte intimi. All’inizio facevo anche fatica a parlarne con le persone attorno a me. Mia mamma ha scoperto che suonavo solamente leggendo un inserto di Repubblica.

Sanremo può essere un’arma a doppio taglio per il rap.

Ci sono cantanti rap o trap che potrebbero fare un percorso sanremese. Io personalmente non me la sono sentita di fare un brano con caratteristiche rap al Festival. Ho voluto infatti proporre qualcosa di più vicino al rock’n’roll. Il rap appartiene a un ambiente diverso da Sanremo, uno strato più underground.

In questo brano ti sei divertito a cambiare, pur senza rinunciare all’autotune.

Avrei potuto replicare il mio successo all’infinito, a me invece piace cambiare, ricevendo critiche ed elogi. L’autotune lo usiamo come uno strumento ricco di stile, è un effetto sulla voce che troviamo figo, un distorsore. Cerchiamo di portare innovazione a 360°. Comunque in Rolls Royce è poco presente e mi pento di averlo inserito, perché sul palco di Sanremo è incontrollabile. Nella prossima esibizione lo tolgo. Aspetto in ogni caso di tornare in studio e sperimentare ancora.