di Claudia Casali
Non sempre la prima impressione è quella che conta, nella maggior parte dei casi però può fare la differenza. Spesso quando si incontra una persona nuova ci si affida totalmente alle emozioni del momento. L’amore, l’odio, la simpatia o l’indifferenza generatisi da questa conoscenza diventano una questione di pelle, di sensazioni. Qualcosa di simile, in fondo, può accadere nel momento in cui ci si imbatte in un album mai ascoltato prima.
Lo Stato Sociale, ad esempio,sembra proprio uno di quei gruppi che ti lascia in balia della prima impressione. O li ami o li odi, nessuna via di mezzo. Anche l’ultimo album “Amore, lavoro e altri miti da sfatare”, capace di confermare il successo dei cinque artisti bolognesi, pare rafforzare questo concetto. Se il pop ‘socio-politico’ di Sessanta milioni di partiti, una delle quattro canzoni intonate da Lodo, apre l’album raccontando il disagio della normalità e la precarietà dei nostri tempi, Mai stati meglio – richiamando le vecchie sonorità di Questo è un grande paese e Sono così indie – è l’ironica visione di Bebo contro quei luoghi comuni e quei consigli che ci bombardano quotidianamente.
In generale, tutto l’album sembra una naturale evoluzione dei lavori precedenti, con tanto di suoni più curati e una maggiore presenza di brani più radiofonici. Vorrei essere una canzone sembra voler richiamare la Te per canzone una scritto ho del precedente album; aQuasi liberi, invece, è affidato il compito di ricordare la vera anima del gruppo: un collettivo di amici, ancor prima che artisti, che mette in musica le proprie idee di scrittura.
Di fatto, mai come per quest’album, vengono fuori le 5 personalità molto forti dei regaz. Carots canta sulle note di Buona sfortuna, forse il brano più serenamente pop del disco: una sorta di canzone d’amore al contrario, un amore che si spera di non rivedere mai più; Albi racconta invece la difficile vita degli artisti che, una volta ottenuto il successo, si riducono ad essere imprenditori di se stessi. Ascoltando Nasci rockstar, muori giudice ad un talent show l’immagine di Manuel Agnelli e di Piero Pelù non possono che saltare alla mente.
Tra le canzoni d’amore, i brani ironici e quelli più introspettivi di “Amore, lavoro e altri miti da sfatare”, trovano spazio anche le ballate. Niente di speciale, cantata da Carots e Per quanto saremo lontani, con la voce di Checco, sono senz’altro la parentesi più dolce del disco, ma probabilmente è Amarsi male,ultimo brano registrato dai ragazzi, la vera hit dell’album. In realtà, a voler riassumere bene lo spirito dell’ultimo lavoro de Lo Stato Sociale si dovrebbe anche citare Eri più bella come ipotesi e le sue immagini che oscillano tra l’amore e l’incazzatura.
In questo senso, il brano in questione non riporta solo l’essenza del gruppo, ma diventa un vero e proprio inno: è la certezza di una delusione, di un’esperienza o di un progetto che non è riuscito come era stato immaginato. Lo studio Fuksas avrà sicuramente provato qualcosa di simile fin dal momento in cui è iniziata la realizzazione dell’ormai chiaccheratissima Nuvola. Portata a termine dopo ben 18 anni di lavori, la Nuvola ha continuato a dare problemi anche dopo la sua effettiva inaugurazione. Con 37mila tonnellate di acciaio, 58mila mq di vetro e i costi fortemente lievitati, il progetto di Fuksas è andato avanti negli anni nonostante le polemiche dello stesso progettista, che ha visto modificare la propria idea.
L’architettura complessiva, che comprende spazi per oltre 55mila mq, è riconducibile a tre immagini fondamentali: la Teca, la Nuvola e la Lama. La Teca, combinazione di metallo, calcestruzzo rinforzato e vetro, è l’involucro esterno, o meglio il contenitore della Nuvola. Questa, fulcro del progetto, è una membrana siliconica indipendente di oltre 15mila mq sospesa nel vuoto e mantenuta in equilibrio attraverso elementi verticali che la attaccano alla Teca. Infine c’è la Lama, struttura di 17 piani, indipendente e autonoma.
Nonostante gli accorgimenti tecnico-ingegneristici che sono stati fatti per salvaguardare l’incolumità della Nuvola, pare che non ci si sia accorti che l’edificato non combaciasse con il permesso a costruire. Tutta la struttura è stata erroneamente traslata di due metri, restringendo così la carreggiata di una delle strade adiacenti il progetto e non facendo altro che aggiungere altri problemi per Fuksas, che vede così la sua Nuvola recintata e poco funzionale.
L’idea progettuale iniziale è stata compromessa, lasciando all’architetto il ricordo di quella che doveva essere una vera e propria nube sospesa nel vuoto, libera da artifici ingegneristici che la riportassero alla realtà. Nonostante tutto il progetto sembra vivere in un alone di bellezza e incanto che rendono l’opera una delle più interessanti architetture italiane degli ultimi anni. L’idea della nuvola che fluttua nell’aria sembra però essere svanita completamente, tanto che a questo punto sembra spontaneo domandarsi: forse la Nuvola era più bella come ipotesi?
“Eri più bella quando eri di nessuno
Eri più bella quando eri gratis
Eri più bella quando rischiavi
Eri più bella, eri più bella come ipotesi”
Lo Stato Sociale – Eri più bella come ipotesi