Personale: Daniele Del Pozzo / Gender Bender


Personale_Daniele_Del_Pozzo_orizzontale.png

di Clio Biasco, Gabriele Naddeo e Benedetto Puccia

Personale era il format di Talassa dedicato al mondo dei musei, delle gallerie e degli eventi culturali: una mostra intima di volti, storie e punti di vista critici degli addetti ai lavori del settore.
Personale è interviste brevi e grafiche inedite d’autore, ispirate alle risposte degli intervistati. Per ogni stagione una domanda è sempre legata a un tema preciso.

Questa intervista risale a maggio 2020, viene pubblicata nel gennaio 2021 come ultimo episodio speciale di Personale.

Special Throwback Talassa: Daniele Del Pozzo / Gender Bender

Poster: Roberto Gentili


Daniele Del Pozzo 3.jpg

1. Chi sei e in cosa consiste il tuo ruolo?

Sono Daniele Del Pozzo, il direttore artistico di Gender Bender, un festival organizzato dal Cassero, un LGBTI+ center di Bologna. Sulla carta d’identità ho scritto “ingegnere culturale”, questo perché realizzo progetti culturali con una fase ideativa e creativa, ma anche produttiva e tecnica.

Who are you and what is your role?

I am Daniele Del Pozzo, artistic director of Gender Bender, a festival organized by the LGBTI+ Center Cassero, which is located in Bologna. My ID card says that I am a “cultural engineer”. This is because I work on cultural projects, taking care of the planning and creative development, as well as managing the productive and technical side.

2. Come racconteresti il luogo in cui lavori?

Il luogo in cui lavoro è il Cassero, che ha sede all’interno della Salara, lo spazio storico di Bologna che nel ‘700 conteneva il deposito del sale. È un edificio affidatoci dal Comune nel 2002 con una convenzione, che è il segno tangibile del riconoscimento dato al Cassero come luogo di produzione culturale e fornitura di servizi per la città. Il Cassero e la Salara sono all’interno della Manifattura delle arti, quindi vicini di casa del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, della Cineteca di Bologna e dell’Università di Bologna con il DAMSlab.

How would you describe your work place?

I work at the Cassero, which is a place within the “Salara”. This is a historical space of Bologna that was used as a salt deposit during the 1700s. The Municipality entrusted this building to us in 2002, which is the tangible sign of the recognition given to the Cassero as a place of cultural production and supply of services for the city. The Cassero and the Salara are located inside the “Manifattura delle arti”, so they are neighbors of the “MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna”, the “Cineteca di Bologna” and the “DAMSlab” (part of Bologna University).

3. Un progetto culturale o una mostra che ti ha cambiato la vita?

Visto che la mia vita personale è legata a stretto filo con la vita professionale e che unisco professione, attivismo e passione per la cultura, diciamo che le occasioni che mi hanno cambiato la vita sono anche occasioni di autoformazione, sia personale che professionale.

Per cui inizio con i Giovedì del DAMS, la programmazione video fatta con il Damsterdamned al DAMS occupato negli anni ‘90. La fondazione del Link Project nel 1994 a Bologna, un centro di produzione e programmazione culturale indipendente votato al contemporaneo e ai linguaggi multidisciplinari. La partecipazione al Cultural Leadership International Programme, il programma formativo del British Council per figure di leader culturali internazionali. Infine Performing Gender, il progetto europeo sostenuto da Europa Creativa, di cui sono stato Project Leader, che mi ha permesso di legare l’identità LGBTI+ alle pratiche di intervento artistico realizzate dentro i musei di arte contemporanea da parte di giovani dancemaker.

A cultural project/museum exhibition that changed your life?

Since my personal life is closely linked to my professional life – and considering that I combine profession, activism and passion for culture – I would say that the opportunities that changed my life were also opportunities for self-training, both personal and professional.

So, I would start thinking about the “DAMS’ Thursdays”, a series of videos made together with the Damsterdamned at the occupied DAMS in the 90s. Then, I could refer to the foundation of the Link Project in Bologna, in 1994, which was an independent cultural production and programming center devoted to contemporary and multidisciplinary languages. Another important project for me was the participation in the Cultural Leadership International Program, the British Council’s training program for international cultural leaders. Finally, I would say Performing Gender, the European project supported by Creative Europe, for which I was Project leader, which allowed me to link the LGBTI + identity to the artistic intervention practices carried out in contemporary art museums by young dancemakers.


Poster di Roberto Gentili

Poster di Roberto Gentili

4. Una problematica attuale legata al tuo settore?

Lavoro in un settore culturale e artistico legato all’identità LGBTI+, ancora oggi scarsamente considerato come un vero ambito professionale. Un altro problema evidente è lo scarso dialogo tra l’ambiente culturale e artistico e quello dell’attivismo sociale. Un dialogo assolutamente ricco di prospettive e di sfide interessanti per il nostro futuro a livello umano, sociale, intellettuale e artistico, su cui si sta pian piano guadagnando terreno, ma che ancora oggi vede operare le persone in luoghi ben separati e distinti.

Can you tell us about a current issue related to your sector?

I work in a cultural and artistic sector linked to the LGBTI + identity, which is still scarcely considered a professional field today. Another big problem is the poor dialogue between the cultural and artistic environment and that of social activism. That is a dialogue full of interesting perspectives and challenges for our future on a human, social, intellectual and artistic level. We are slowly gaining ground on that, but you can still see people working in well-separated and distinct places.

5. Cosa pensi si possa fare nel concreto per migliorare la situazione al riguardo? 

Un punto su cui sto lavorando da anni è di agire per operare un cambio culturale, ovvero permettere che venga riconosciuto il contributo dato dalle differenze e dalla loro intersezionalità – e quelle LGBTI+ sono solo una delle tante – alla società, nei termini di bellezza della complessità. Perché questa trasformazione accada, immagino occorra un impegno quotidiano e minuto di tutti e tutte, soprattutto in un dialogo franco e aperto con le giovani generazioni, che rappresentano uno degli strumenti più potenti per una trasformazione culturale.

What do you think the sector could do to address this issue?

Something I have been working on for years is acting to make a cultural change happen. That means letting the society recognize the complexity of beauty coming from any differences and their intersectionality – and LGBTI + ones are just one of many. For this transformation to happen, I believe that everyone’s daily and passionate commitment is needed. Especially, I think that is important a frank and open dialogue with the younger generations, who represent one of the most powerful tools for a cultural transformation.

6. Cosa credi si debba fare nel concreto per rappresentare adeguatamente la comunità LGBTI+ nel tuo ambito di lavoro?

Spero che ciò che ho fatto e sto facendo possa già essere una adeguata risposta alla domanda.

What do you think the sector should do in order to better represent the LGBTI+ community?

I hope that what I have done and what I am still doing may already be an adequate answer to the question.

7. Avendo in mente il tema della stagione, ti va di consigliarci 1 addetto ai lavori, 1 mostra o un progetto culturale e 1 libro o catalogo?

Libro: Jeanette Winterson – Frankissstein, perché pone in maniera affascinante la questione del posizionamento identitario all’interno della creazione artistica attraverso un lavoro di narrazione molto potente rispetto a immagini e immaginari che partono da molto lontano, in questo caso da Mary Shelley.

Mostra: “Masculinities: Liberation through Photography”, curata da Jane Alison al Barbican Centre di Londra. Una curatrice che ragiona in maniera stimolante rispetto alla rappresentazione del maschile. Questo punto di vista della donna sulla mascolinità credo sia una chiave molto potente per produrre delle trasformazioni in ambito artistico, culturale e sociale.

Persone: preferisco parlare di opere piuttosto che di persone: c’è così tanta gratitudine verso così tante persone, che farei un torto a molte se ne dovessi citare solo una.

Focusing on this season’s topic, would you like to suggest 1 person from the sector that inspires you, then 1 exhibition or cultural project and 1 book or catalogue that we should not miss?

Book: Jeanette Winterson – Frankissstein, because it poses in a fascinating way the question of identity positioning within artistic creation. It does so through a very powerful narrative work over images and imaginaries that start from far away, in this case from Mary Shelley.

Exhibition: “Masculinities: Liberation through Photography”, curated by Jane Alison at the Barbican Center in London. Alison is a curator who thinks in a stimulating way about the representation of the male. I believe that this point of view of women on masculinity is a very powerful key to produce transformations in the artistic, cultural, and social sphere.

People: I prefer to talk about works rather than people. There is so much gratitude towards so many people, that I would feel bad if I had to mention just one.