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Caro Gab,
fossi in te mi procurerei un sacchetto di pop corn, degli occhiali da sole e, questo varia un po’ da persona a persona, una fonte di rassicurazione (orsacchiotti, cibo extra, un plaid sotto il quale rifugiarti). Perché? Beh, sto per raccontarti il miglior film horror fantascientifico visto da parecchio tempo a questa parte. Nei pressi di Arkham, vive una famiglia che decide di isolarsi (ecco che cominciamo ad immedesimarci) e vivere una vita rurale in una tipica casa americana di legno e altalene fatte di pneumatici. Tutto ciò in mezzo ad un bosco fitto e selvaggio che li separa da chiunque. Capirai bene che non si mette nel migliore dei modi. Figurati quando emerge che le falde acquifere sono avvelenate e (sempre meglio) con un boato sovrannaturale viene loro recapitato una specie di meteorite che emana una luce, o meglio, un colore mai visto prima.
“Color out of space” è del 2019 ed è firmato Richard Stanley, regista sudafricano dall’aspetto pittoresco, che sceglie Nicholas Cage per interpretare il padre di famiglia che risulta inquietante già prima di dare quei segni di squilibrio dovuti alla vicenda. Certo, non dimentichiamo che dietro un’idea così profondamente folle c’è il maestro dell’horror letterario H.P. Lovecraft, ma per me è stato inevitabile vederci le atmosfere sballa subconscio di quel geniaccio di Gregory Crewdson che, tra l’altro, molto ha a che fare col cinema.
Vedendo la prima immagine ufficiale di “Color out of space” sembra di essere in una delle fotografie delle serie “Dream House” e “Twilight”, due progetti in cui Crewdson pone, al centro dei suoi incubi dai colori ultraterreni, attori come Philipp Seymour Hoffman, William H. Macy e Tilda Swinton, gente che sa fare, o ha saputo fare, anche solo della propria faccia , qualcosa di inquietante, perturbante, abnormal.
Come le facce dei The Strokes nel video di “Bad decision”, che si cancellano, si liquefanno, si sgretolano rivelando il retroscena anomalo di uno mondo ingannevolmente rassicurante in cui procurarsi dei cloni dei membri della tua band preferita sembra una buona idea. La follia dilaga un po’ ovunque quindi e diciamo che ce n’eravamo accorti. Meno male che Julian & co. sono tornati con “The new abnormal” un lavorone in cui sono riconoscibili quanto nuovi, ci sono un sacco di falsetti meravigliosi e più di un’ottima intuizione su come sta andando il mondo.
Saluti stufi e isolati ma sempre con belle cose da fare,
Ale
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