Il club del disco: g̶u̶i̶l̶t̶y̶ pleasure

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Ogni settimana su “Il club del disco” commentiamo e analizziamo le novità più interessanti in ambito italiano e internazionale. Ogni mercoledì (a volte anche il martedì), invece, pubblicheremo anche qui sul sito il contenuto che gli iscritti al canale telegram hanno letto due settimane prima.


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Cara Ale,

la prima regola del Fight Club bene o male la conoscono un po’ tutti. La prima regola del club del disco ancora no, considerando che il nostro club al momento è sprovvisto di regole. Rimediamo subito: la prima regola del club del disco è ”il guilty pleasure non esiste”. Ovvero: mai sentirsi in colpa per i propri ascolti. Tutto questo, ovviamente, per giustificare il fatto che ho passato una settimana ad ascoltare trap neomelodica.

Galeotto fu il singolo d’esordio del collettivo Napoli Milionaria, ultimo tassello di una scena ”newpolitana” sempre più prolifica e in forma smagliante. Così come Liberato traduce la canzone tradizionale napoletana nell’R&B contemporaneo, 41BI$$, Young Ciro e 17 prendono a piene mani dal genere napoletano popolare per eccellenza, il neomelodico, rivisitandolo in chiave trap.

In un primo momento la crew di Napoli Milionaria ha realizzato delle vere e proprie cover trap di brani neomeolodici molto conosciute nel napoletano, mantenendo i testi delle canzoni, ma rivisitando completamente l’arrangiamento. Il risultato in certi casi è veramente esplosivo, come dimostra quello che secondo me è il punto più alto toccato ad oggi dal collettivo: l’arrangiamento e la melodia del ritornello di Napule e Notte, cover trap dell’omonimo brano di Tommy Riccio.

È con la pubblicazione del primo inedito, A Nuttata è Passata, che però il collettivo si è ufficialmente presentato al grande pubblico. Non è un caso, poi, se il singolo sia arrivato il 19 settembre, giorno dedicato alla figura più iconica dell’universo napoletano: San Gennaro. È proprio un San Gennaro tatuato in faccia, di fatto, il simbolo della crew partenopea, a voler sottolineare ancora una volta quell’incontro sfacciato tra tradizione e contemporaneità.

Potrei chiuderla qui in bellezza, con l’immagine di San Gennaro Trap, ma la verità è che questa è stata una settimana particolarmente felice per il rap italiano. Se dal Sud sono arrivate le bombe di Napoli Milionaria, dal Nord The Night Skinny ha risposto con i mattoni. 16 pezzi, 26 featuring pazzeschi (da Gué a Capo Plaza, da Achille Lauro a Fabri Fibra, da Chadia Rodriguez a Speranza, Side Baby e così via) per un album di peso, Mattoni, che scrive un capitolo importante nella storia dell’hip hop italiano.

Saluti con le bombe e con i mattoni,

gab.


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Caro Gab,

niente guilty pleasure dici eh? Non che sia stato un pleasure così intenso, anzi davvero poco, ma dopo l’ultimo brutto Volo del buon senso comune ho deciso di andarmi a documentare meglio su cosa fa di tanto malvagio quella capellona di Ariana Grande. Ho cliccato play su Don’t Call Me Angel, un capolavoro di sobrietà firmato Ariana, Miley e Lana (<3) che tu non vuoi che ti dica fin dove mi ha portata…certi voli di fantasia che Pindaro levati. Ma eccoti servito.

Ricordi quando il dolce stil novo si insinuava nei programmi di antologia e letteratura a scuola? E il caro Petrarca delineava i dolci e angelici profili della sua Laura perfetta, lucente, divina? Ecco, le donne del XXI secolo si sono stufate. “Don’t call me angel when I’m a mess” dice Miley alla sua prima strofa rivendicando che vogliamo essere viste per il casino che siamo: imperfette, confuse, difficili, umane. Giù dal piedistallo, almeno quello di una certa idealizzazione romantica, perché poi questa squad super glamour e variegata non disdegna certo di salire su palchi, podi e ring (immaginari) per mostrarsi come powerful women!

Giusto un appunto a Fabietto, that’s business baby! E ormai le donne se ne sanno occupare per bene da sole.

Cambiando argomento ma a proposito di angeli svolazzanti e voli di vario genere andiamo dal Paradiso all’Olimpo ad incontrare un dio assoluto di cui sai che mi piace sempre parlare. Ancora per vie aeree, dopo tortuosi giri per l’Europa intera, tracciabilità confusa, Amazon messo alla prova, mi è arrivato un gioiellino che ti invito a cercare per rallegrare anche il tuo spirito come io ho fatto col mio. In una recentissima pubblicazione del 2018 la Penguin ci delizia con il seguente libro fotografico: Ricochet – An intimate portrait. David Bowie 1983. Le foto, stampate su una fantastica carta opaca (zero impronte, nessun riflesso), sono di un bravissimo Denis O’Regan e ci mostrano David Bowie durante il “Serious Moonlight Tour”. Capelli d’oro, mini coppole in tweed e completi pastello sono solo una parte di questo manuale di stile che vede il più grande artista pop viaggiare da Asia ad America con la sua immortale grazia e la sua presenza scenica gigantesca.

Bene, ti lascio ai tuoi interessantissimi ascolti partenopei 2.0 (che recupero subito) mentre sfoglio la bellezza di un fenomeno purtroppo passato e fantastico su un futuro che sia almeno un po’ frizzantino quanto lo sono i pantaloni palazzo color menta di David.

Saluti svolazzanti e stylish!

Ale

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