Il club del disco: Un disco per l’estate

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Cara Ale,

Ci siamo. Siamo nel cuore dell’estate italiana. I balli latinoamericani impazzano, noncuranti o forse immuni al tempo che passa e alle mode che cambiano. I governi si sciolgono come ghiaccioli al sole e la feroce setta degli anziani abbronzatissimi e rugosissimi ripopola tronfia gli stabilimenti balneari. Stando a queste premesse, mi toccherebbe quasi parlare di un tormentone reggaeton qualunque, ma come ben sai qui la coolness scarseggia e allora mi sento molto più a mio agio a raccontare un disco perfetto per l’estate, ma lontanissimo dall’idea di hit radiofonica.

Il tuffatore” di Flavio Giurato del 1982 è un’opera disarmante. Spiazzano le parole scelte dall’autore, spiazzano le melodie. Soprattutto, è la sua autenticità fuori dal comune a disorientare e a rendere quest’album una perla rara della canzone italiana. Flavio Giurato, alternando italiano, inglese, parlato, cantato e stonato d’autore, porta allo scoperto una serie di figure a cui è impossibile non affezionarsi. C’è ”Valterchiari‘, un figlio di famiglia che è l’ultimo dei romantici. C’è ”Il tuffatore”, che dà il nome all’album e che rinasce puntualmente dall’acqua all’aria. C’è persino una figliola che farebbe bene a non andare con i cantautori, dato che poi il rischio – pensa te – è quello di finire nelle canzoni.

Che c’entra Flavio Giurato con l’estate? ”Il tuffatore” è innanzitutto una storia d’amore e la fine di una storia d’amore, tra campi da tennis, i Parioli, Orbetello, costumi rigonfi e costumi da asciugare al sole. È una raccolta di canzoni perfette nel suo essere imperfette, sbilenche e fragili, esattamente come l’amore che raccontano, esattamente come gli amori imperfetti, sbilenchi e fragili che durano il tempo di un’estate. ”Il tuffatore” però la prova del tempo la vince eccome. Mi verrebbe quasi da dire che un disco del genere è noncurante o forse immune al tempo che passa e alle mode che cambiano. Proprio come i balli di gruppo latinoamericani.

Saluti bailando el ritmo vuelta,

Gab


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Ok Gabri,

quando riemergi dai tuoi tuffi e riprendi fiato tra un saltello e l’altro ti racconto il mio disco per l’estate. 

Fa caldo eh? Mancano pochi giorni al roventissimo ferragosto che puntuale, ogni anno, ci ricorda quanto siano affollate le spiagge e quanto manchi poco al rientro settembrino. Ma prima di abbandonarci alla nostalgia (o al panico?) facciamo caso a una cosa. Woodstock diventa, proprio quest’anno un bel 50enne, e sebbene ci sia lo zampino dei miei studi incentrati sulle doors of perception (giuro, è per lavoro!) ho voluto rispolverare quel mondo acido e multidimensionale di cui ho trovato una sorprendente rappresentazione in “The Psychedelic Sounds of the 13th Floor Elevators“.

Chi sono i 13th Floor Elevators? Intanto la loro Kingdom of Heaven chiude la seconda puntata di True Detective (season 1) dando una svolta alle indagini degli investigatori più fighi della storia delle serie tv, ma soprattutto sono gli eroi che hanno costruito un ponte allucinogeno fra psichedelia e garage rock. 

Sai di cosa è fatto questo cammino tra psych e raw sound? Non di legno, né di comunissima pietra, ma di vibrazioni a tonalità diverse che ti riempiono la testa e provengono da un assurdo strumento detto electric jug. Letteralmente una brocca elettrica, sì, amplificata e di vetro che ha un solo scopo per il geniale Tommy Hall che la suona: accompagnarti nella dimensione alternativa. 

Dietro l’intento artistico dei 13th Floor Elevators ci sono anche le speculazioni di studiosi della psiche che parlano di tredici livelli di comprensione della realtà fino al vertice di una piramide il cui occhio vede tutto… Se per i vostri gusti siamo a livelli pindarici troppo estremi pensate al fatto che i 13th sono considerati i precursori, a livello sonoro, di quel rock ruvido che nasce proprio scuotendo e maltrattando le radici della black music e che sulla scena americana, e non solo, ha reso e rende ancora infuocato il rock di ultimissima generazione dai White Stripes ai Black Keys, fino agli attuali Welshly Arms, Fat White Family e avvolgentissime grezzate simili. 

Ora prendo “The Psychedelic Sounds of the 13th Floor Elevators” e lo sostituisco al disco latino che il dj della spiaggia sta spingendo da giorni. Immagina gli effetti del caldo e dell’electric jug. E poi, su queste note, considerando che la terza traccia del mio disco per l’estate titola Splash: andiamo a farci un altro bagno?

Saluti dalla cima della piramide della percezione, da qui si vede tutto!

Ale

Qui il link al canale: Talassa: Il club del disco
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