Cartoline Italiane, di Francesco Pascale, è una piccola corrispondenza illustrata dall’Italia in vacanza. Grandi classici e canzoni da riscoprire ci accompagnano in viaggio tra aneddoti curiosi e paesaggi musicali. Da stampare e inviare a chi si vuole bene.
grafiche di Francesco Pascale, testo di Gabriele Naddeo
Ciao amore, ciao.
Per il protagonista del brano del 1967 di Luigi Tenco la vita in campagna è sinonimo di monotonia, sacrifici e un profondo senso di inadeguatezza. Campagna è grano da far crescere e campi da arare. È la solita, maledetta, strada bianca come il sale da percorrere avanti e indietro chissà quante volte durante la stessa giornata.
Ciao amore, ciao.
La situazione diventa insostenibile: bisogna andare via. La decisione, intanto, non è presa a cuor leggero. Certo, lasciarsi alle spalle un cortile per andare alla scoperta del mondo suona emozionante, ma il protagonista sa che la partenza porta con sé una scelta molto dolorosa. Per sfuggire alla vita dei campi ha deciso di lasciare indietro anche l’amore.
Ciao amore, ciao.
Una volta arrivato in città, però il protagonista del brano sprofonda nello sconforto. Si sente fuori luogo, fuori contesto, inadeguato alla situazione. In un mondo di luci, lui si sente nessuno. In un mondo che sa tutto, lui si sente un inetto. È spaesato, totalmente perso: vorrebbe solo tornare indietro dal suo amore, ma non ha nemmeno i soldi per fare dietro front.
Ciao amore, ciao.
Eppure, accanto al disagio, alla malinconia e al profondo senso di inadeguatezza, s’infiltra anche un granello di speranza in questa canzone. Ciao amore, ciao dopotutto non è solo il titolo del brano, ma anche un ritornello leggero, estremamente semplice e desideroso di farsi cantare. Verrebbe quasi da dire che, nonostante tutto, anche quando tutte le luci della città si spengono, there is a light that never goes out.