Il club del disco: And the stars look very different today

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Cinquant’anni e una manciata di giorni fa, David Robert Jones in arte David Bowie parte simbolicamente per una missione nello spazio con una decina di giorni di anticipo rispetto al celeberrimo viaggio di Neil Armstrong e Buzz Aldrin. È l’11 luglio 1969 quando le radio inglesi trasmettono per la prima volta Space Oddity, il brano che segnerà una svolta definitiva nella vita del futuro Ziggy Stardust e di noi tutti ascoltatori. È il 21 luglio dello stesso anno quando gli astronauti dell’Apollo 11 mettono piede sulla superficie del satellite più cantato dai terrestri. Di Space Oddity, che richiama fin dal titolo il capolavoro cinematografico di Kubrick, se n’è parlato e se ne potrebbe parlare per ore. Più che commentare il brano in sé, allora, preferisco ripescare un meraviglioso dettaglio, scoperto nel libro di Simon Reynolds sul fenomeno della musica glam: Shock and Awe.

Se fate attenzione al verso “and the stars look very different today” vi accorgerete che Bowie pronuncia in modo volutamente marcato il suono ”en” di different, per far sì che suoni in modo smaccatamente britannico. Dal punto di vista sonoro, invece, Bowie guarda al folk d’oltreoceano, così come sarà proprio il primo viaggio negli USA nel 1971 – in occasione del tour promozionale di The Man Who Sold The World – a lasciare un segno profondo nell’artista di Brixton, influenzeando non poco il songwriting del futuro ”Hunky Dory”, tra Mickey Mouse che spuntano sulle mucche e riferimenti espliciti a Dylan e Warhol.

Curioso notare come l’11 luglio 2019, esattamente cinquant’anni dopo l’uscita di Space Oddity, un altro artista capace di riscuotere un primo vero successo internazionale con un altrettanto brano di stampo acustico, pubblica non una, ma ben due canzoni inedite che anticipano un nuovo album in uscita il 30 agosto. Se state pensando a Justin Vernon state pensando bene, ma siccome dei Bon Iver si è già detto parecchio in questa sede, mi limito a un riflessione rapidissima: secondo me il buon Justin sta cacciando un pezzetto alla volta il suo masterpiece, su YouTube, a suon di lyrics video.

Parlando di masterpiece e servizi di streaming, questa puntata del club del disco non può che chiudersi con una notizia clamorosa: a quanto pare presto vedremo finalmente arrivare su Spotify gli album di Lucio Battisti, stavolta sembra sul serio. Ho detto album e non discografia perché in streaming mancheranno di sicuro i “dischi bianchi”, quelli con Pannella, quelli meno noti ma altrettanto importanti, ricchissimi di spunti, invenzioni, esperimenti e poesia, quelli che andrebbero innanzitutto riscoperti e che perciò avrebbero un gran bisogno di finire su Spotify, più che nel dimenticatoio. Per il momento, però, direi che ci possiamo accontentare eccome, senza volere necessariamente una già affollatissima luna.

Abbracci cosmici e saluti differENt,

gab

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