L’abbiccì dell’architettura: Coma_Cose / Assemble


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di Claudia Casali

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È questa la scritta che leggerei se provassi a collegare il mio cuore su un display. È difficile trovare l’url dei sentimenti quando non si riesce più ad amare. Molto probabilmente il tuo amore si è bloccato in un giorno qualunque, quando hai capito che forse qualcosa stava cambiando. Ed hai provato a continuare ad amare ma mai nessuno è riuscito a colmare quel vuoto che ti porti dentro, anzi. Se poco poco ti illudevi che forse la soluzione era sempre più vicina allora tutto si metteva in una posizione avversa che ti ha sempre fatto scappare.

Scappare da cosa poi? All’amore non si può fuggire ed è inutile ammettere che non si hanno più sentimenti. Loro ci sono, ci aprono a nuove persone, nuove esperienze, nuove realtà. E poi sul più bello, quando senti che la felicità è vicina, ti ricordano come forse tu questa felicità non la meritavi. Ed è per questo che ti chiudi dentro un guscio sempre più massiccio e sempre più immune alle emozioni. E per questo verrai additato come una persona menefreghista, dura, fredda, semplicemente una stronza. Ma tu vuoi solo proteggerti da chi continuerà a giocare con i tuoi sentimenti perché credi nella purezza delle emozioni e “Hype Aura” di rimanere inerme a guardare il tuo cuore spezzarsi in altri mille frammenti.

Una Granata di certo avrebbe fatto meno danni. I sentimenti veri esplodono senza preavviso e ci lasciano in balia delle emozioni più pure e degli sbalzi di umore sempre difficili da controllare. Perché dopo un’esplosione è difficile fare chiarezza su quello che deve essere conservato e quello che possiamo definitivamente allontanare. Ma sai che alcune cose, nonostante tutto, devono essere dimenticate. Ammettere di Mancarsi è la prima cosa da fare per non avere rimpianti, per non odiare questi venti anni, pieni di sbagli, di errori e di paura.

Che poi quando una storia d’amore finisce rimangono poche cose. I ricordi con il tempo svaniscono, diventano meno nitidi, ma non per questo meno importanti. Rimangono le ferite da guarire, i regali fatti, le canzoni. E non puoi farci nulla se improvvisamente riemergono da quelle vecchie casse quelle parole che hanno accompagnato un amore. E così quei suoni rotti dei Beach Boys distorti restano solo un ricordo freddo, lontano dai quei giorni pieni di sole e amore.
Così con l’arrivo del brutto tempo i malanni si fanno subito presenti. Certo, per il cuore non esiste nessun antidolorifico, bisogna solo lasciare al tempo di svolgere il proprio compito. Dimenticare tutto, archiviare negli abissi dei nostri pensieri il ricordo dei giorni andati. Puoi provare a prendere qualche medicinale Via Gola ma questo non basterà a cancellare il disagio, il degrado che è costretto a portarsi dietro il cuore, lasciato all’abbandono come una periferia lontana e dimenticata di una grande città.

E non basterà tagliarsi A lametta i capelli per rendere più chiari i pensieri. È quasi impossibile che qualcuno riesca a decifrarli. Siamo noi i primi a non capirci, figuriamoci se fosse possibile trovare qualcun altro che sia in grado di farlo al posto nostro. Così crolli nella tua quotidianità, sempre più soffocante e monotona, e aspetti che l’antidolorifico della rivoluzione del sabato sera arrivi a salvarti. Gli amici, i concerti, le bevute. Anche se per poco si ha la sensazione di essere liberi dall’ordinarietà dei giorni più bui.
Che poi è solo è grazie alla nostra anima che riusciamo a salvarci. Nonostante tutto, in fondo, è lei ci dà la lucidità per andare avanti, anche se continua a perdersi in una società piena di malanni, disagi e capitalismo. Forse perché la nostra anima è stata presa in custodia da qualche santo protettore, magari S. Sebastiano vuole darci la forza di continuare dritto come le sue frecce, senza perdersi e senza mai abbandonarsi.

Ma affondare in questi casi risulta difficile. Avere il coraggio di dissare tutti gli hater fondendo insieme la tranquillità delle canzoni dei Mariachi a quella di asprissimi mari acidi. Un Mariachidi di cose che servono a ricordare quello che valiamo, senza presunzione, ma con le parole giuste, pungenti e sempre dirette. Senza fare i leoni da tastiera, ma agendo come Squali con gli occhi freddi che stentano ad emozionarsi e lo stomaco sottosopra.

Così l’Intro della tua esistenza oscilla tra paure, mostri e sentimenti condivisi. In due è più facile liberarsi da ciò che ci spaventa, provare a superare insieme quello che ci blocca, dandosi la forza, la fiducia, il coraggio che solo quegli occhi, che non possiamo far a meno di guardare, sono in grado di darci.

È facile a vent’anni essere pieni di dubbi, paure, perplessità. Si è fragili ed è normale quando si è giovani. Avere il coraggio di affrontare i propri demoni insieme a qualcun altro non è da tutti, siamo troppo pieni del nostro ego che molto spesso ci dimentichiamo che forse avere un punto di riferimento non è così male.

Ma purtroppo i vent’anni sono sinonimo di giovinezza e quindi di inesperienza e poca credibilità. Ma se ci mettiamo tutti insieme non sarà poi così difficile dimostrare quanto siamo determinati.

Bisogna solo conquistare la fiducia dei più grandi per poi dimostrare quanto valiamo. E bisogna avere il coraggio di ammettere che molto spesso, avere menti giovani, piene di idee e voglia di fare, risulta essere l’unica soluzione possibile.


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Ma non tutti hanno questo coraggio. Fortunatamente però qualcuno è in grado di vedere nei giovani una grande risorsa. E questo è quello che è successo nel 2015 quando, per la prima volta nella storia, un gruppo di giovani architetti tra i 26 e i 29 anni, è riuscito a conquistarsi il Turner Prize, prestigioso riconoscimento intitolato al celebre pittore.

L’architettura sociale del collettivo inglese Assemble ha vinto più volte. Prima di tutto perché è stato premiato il lavoro di un collettivo e quindi non di una singola mente e poi perché una realtà under 30 è riuscita a scavalcare le proposte di chi questo lavoro lo fa ormai da anni.

Il progetto che prevede la riqualificazione urbana pensata per Toxteth utilizza il design e l’arte per provare a risvegliare e migliorare la vita dei residenti del Grandby Four Streets, complesso di case a schiera a Liverpool. Il Grandby Workshop prevede l’utilizzo di rifiuti edili che ha permesso al collettivo di realizzare uno showroom di prodotti riciclati che impiegasse alcuni residenti del sobborgo inglese generando quindi un nuova vita a un pezzo di città che forse ormai era stata abbandonata per troppo tempo. Un laboratorio di ceramiche che continua a realizzare prodotti di alta qualità e design tanto che sono tantissime le commissioni architettoniche che i lavoratori di questa brillante realtà devo soddisfare.


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Sicuramente il giovane collettivo non avrà passato giorni semplici per presentare il progetto. Sicuramente la paura di fallire e di far male è stata tanta. Ma forse è stata questa paura che li ha spinti sempre a fare meglio.

Sì, avere venti anni fa schifo, devi sempre confrontarti con gente più grande di te che si sente in grado di giudicarti solo perché la tua età anagrafica è minore. Ma fortunatamente queste paure sono quelle che ci fanno andare avanti e che ci permettono di far vedere quanto valiamo. Perché le idee non hanno età. Non bisogna sminuirle solo perché partorite da qualcuno che non ha esperienza sul campo, non bisogna denigrarle solo perché troppo rivoluzionarie, non bisogna pagarle di meno solo perché nate da una giovane mente.

Forse i grandi hanno semplicemente paura di ammettere che noi possiamo fare meglio, forse perché non sono in grado di ammettere che loro, certe intuizioni, non sono stati in grado di averle. Ma di certo le mie idee non valgono meno di un ragazzo di 15 anni o di un signore di 70 anni. Molto spesso la mente non corrisponde con l’età anagrafica e quindi ben venga chi non ha paura di ammettere che un ragazzo più giovane può riuscire a trovare una soluzione a un problema che per troppo tempo non è stato risolto.

 “Che schifo avere vent’anni
però quanto è bello avere paura”

Coma_cose – Mancarsi