La ruta dei Delaporte: il futuro dell’elettronica spagnola passa da Madrid (e Napoli)


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intervista a cura di Gabriele Naddeo

Dei Delaporte Sandra Delaporte (Madrid) e Sergio Salvi (Napoli) – ne avevo parlato con entusiasmo a inizio anno in un articolo dedicato alla nuova esplosione della música urbana latina, dato che la loro Azul marino, pubblicata a giugno 2018, era entrata a gamba tesa tra i miei ascolti preferiti dell’estate. Quel singolo in grado di mettere così bene in equilibrio castigliano, Moderat, melodie catchy e R&B contemporaneo lasciava sperare in un bellissimo exploit. Con la pubblicazione del primo LP a nome Delaporte, “Como Anoche”, la partecipazione al SXSW di Austin e le più recenti date al BBK di Bilbao e il MadCool di Madrid, si può dire con serenità che le aspettative sono state più che ripagate. In occasione del prossimo live del duo in Italia – il 26 luglio all’Alibi Summer Fest a San Severo – ho avuto l’occasione di scambiare due parole con Sergio, la metà italiana dei Delaporte.

Partiamo dalla copertina di “Como Anoche” e dal titolo. Che mi racconti al riguardo?

C’è un verso di una canzone di Giovanni Truppi, 19 gennaio, che spiega alla perfezione l’idea del disco. Dice: “Che banalità: tutte queste cose che pensavamo fossero solo nostre, alla fine le vivono, le piangono (sentendosi tralaltro unici) diecimila altre coppie di cazzoni”. “Como Anoche” è un racconto ironico e leggero di un’ipotetica storia d’amore e delle fasi che la compongono. Il limite temporale non ha importanza in questo caso: è un’avventura che potebbe consumarsi in una notte sola quanto in sei mesi. L’idea della notte è stata centrale anche per sviluppare la copertina dell’album. All’inizio avevamo pensato a una cover tutta nera. La versione finale con lo sfondo all black, realizzata dal Koln Studio, riprende proprio quella prima idea. La differenza è che adesso al centro della cover c’è una statuetta dorata di una ninfa che simbolicamente illumina il buio. Se si dà uno sguardo alle scritte piccoline sotto l’immagine c’è anche una breve spiegazione al riguardo.


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Il suono dei Delaporte pesca dal pop, dalla clubbing culture, dall’R&B contemporaneo. Ci ho visto molto Mura Masa e Charlie XCX, ad esempio. Voi quando avete capito di aver raggiunto un sound in grado di soddisfarvi? Ci sono stati degli album guida in questo senso?

Partendo dal fatto che al sound definitivo non ci arrivi mai e che già adesso suoniamo in modo diverso rispetto alle sessions di “Como Anoche”, posso sicuramente dirti che Mura Masa lo ascoltiamo tantissimo, così come James XX, Flume e l’elettronica inglese in generale. È stata senz’altro questa – insieme ovviamente all’influenza latina (vedi i Bomba Estéreo) – ad inspirare fortemente il progetto. Un altro aspetto interessante, secondo me, è che nel nostro modo di fare musica c’entra anche la differenza generazionale tra me (37 anni) e Sandra (25). Lei è più incline all’ house e l’elettronica da club, si occupa di quasi tutte le parti ritmiche e produce molto bene. Io invece mi dedico più all’armonia e al sound design, declinando il tutto verso un lato più R&B.

Vi vedremo presto dal vivo in Italia, il 26 luglio, per la prima giornata dell’Alibi Summer Fest. Come vi preparate di solito alla performance live? Cosa dovremmo aspettarci?

Ti assicuro che ci sarà da divertirsi. Se ci fai caso negli ultimi anni sono nati moti progetti di urban music che si basano su una formazione in duo, dove c’è l’artista di punta che canta e il dj che mette le basi. Spesso però è inevitabile l’effetto karaoke, dato che le basi sono registrate e le canzoni vengono riproposte così come sono nell’album, cosa che nei nostri concerti volevamo assolutamente evitare. Ecco perché lasciamo sempre un grande spazio all’improvvisazione. Per farti un esempio: anche se in certi momenti usiamo delle basi registrate, facciamo comunque in modo da poterle modificare a piacimento durante il live, di distorcele, di metterle in loop, altrimenti sai che noia. Pensa che spesso la scaletta definitiva la decidiamo giusto una mezz’oretta prima del concerto.

L’idea di divertirsi è un punto centrale per la nostra performance: portiamo dei giocattoli sul palco, apriamo i pezzi in modo classico e poi li modifichiamo a seconda della situazione. Non vogliamo riproporre ogni giorno la stessa identica sequenza di brani e suonarla così come si trova nel disco: per come lo vediamo noi il live deve essere un’esperienza unica, diversa, per questo non vogliamo renderla ripetitiva né per il pubblico né per noi che stiamo sul palco.

In occasione dell’Alibi ci saranno anche delle sorprese in italiano? Com’è il vostro rapporto con la musica dello Stivale in generale?

Il live set che stiamo portando in giro al momento è tutto in spagnolo e in inglese, ma per quanto riguarda l’Italia ti posso raccontare una chicca. Anche se non c’è nessuna parola italiana nelle nostre canzoni, nel primissimo EP a nome Delaporte mi sono levato lo sfizio di campionare una canzone con una parola in napoletano, ad oggi l’unica presente in tutta la nostra produzione: uallera. Tra l’altro prima di pubblicare “Como Anoche” eravamo anche in contatto con Cosmo, dato che volevamo fargli produrre una delle tracce del disco, Superman. Poi purtroppo la collaborazione è sfumata…

Parliamo di musica e moda: negli ultimi anni si sta sviluppando un rapporto sempre più stretto tra artisti e fashion brands. Anche nel vostro caso c’è stata una collaborazione con Nike, tra le altre. Come vivete il mondo della moda anche rispetto al vostro progetto?

Sandra è sempre stata molto interessata al mondo della moda e qui in Spagna ha avuto un’ottima risposta al riguardo. Nylon e Vogue, ad esempio, le hanno dedicato dei servizi. Io invece ero uno di quelli che si vestiva sempre alla stessa maniera, ma grazie a Sandra ho superato molte barriere e blocchi che avevo nei riguardi di questi mondo. In fondo anche scegliere di non vestirsi alla moda è uno stile a tutti gli effetti, ma ci ho messo del tempo a capirlo e a rilassarmi mentre indossavo per un videoclip un pantalone rosa o tigrato. Adesso devo dire che vivo la cosa con serenità, anzi mi diverte molto calarmi nel personaggio. Soprattutto, posso dirti che per un gruppo collaborare con un fashion brand è un modo per definire e diffondere meglio l’estetica del progetto oltre ad avere le risorse necessarie per la promozione della propria musica. La collaborazione con Nike, per esempio, ci è valsa la realizzazione del videoclip di No Te Vas a Olvidar.

Negli ultimi mesi si è parlato sempre più spesso di musica spagnola urbana e musica latina in generale. M’incuriosiva, però, capire in che stato è la musica elettronica in Spagna, dato che mi sembra ancora un genere relativamente di nicchia, se confrontato con altre produzioni del Paese.

Sì, in Spagna generalmente si produce e si è prodotta poca musica elettronica, anche in passato, fatte ovviamente le dovute eccezioni. Penso a La Ruta Del Bakalao – movimento clubbing della zona di Valencia sviluppatosi tra la fine degli anni ‘80 e la prima metà dei ‘90 – o più in generale a Barcellona, che è un po’ la capitale spagnola dell’ettronica, essendo anche la città più internazionale della Spagna. In questo senso, il Sónar ha portato una vera e propria ventata fresca nella regione. Adesso però anche Madrid si sta iniziando ad aprire di più al genere. C’è per esempio un piccolo festival, il Paraíso, che aspira ad essere il nuovo Sónar così come poco a poco nuove realtà si stanno sviluppando anche nella capitale. Certo potrei citarti diversi artisti di spessore, come Pional e John Talabot o produttori di livello come Slatin, però la Spagna ancora non ha un’identità forte in quanto a musica elettronica, soprattutto se paragonata a Inghilterra, Francia o Germania.

Chiudiamo con un consiglio: un club di Napoli e uno di Madrid da non perdere?

A Napoli, purtroppo, manco da parecchio. Generalmente mi capita di tornare nel periodo delle vacanze di Natale e di fare un salto a un centro culturale che mi piace molto, l’Ex-Asilo Filangieri. A Madrid invece consiglierei il club Mondo, tra l’altro una delle discoteche più note della città. Per quanto riguarda i concerti invece, a Madrid sono molto affezionato al Café Berlín di Callao, sempre molto attento in quanto a ospiti internazionali di livello e musica di qualità.