Nell’affollato backstage del Concertone c’eravamo anche noi di Talassa: tra un acquazzone e l’altro alcuni degli artisti in line up hanno risposto alle nostre domande a tema “primo”. Vediamo insieme cosa ne è uscito…
Intervista (a cura di Maurizio Anelli) con Dutch Nazari
-Maurizio: Per chiudere questa rassegna di mini-interviste, Dutch Nazari si è sottoposto alle nostre domande a tema “primo”.
Ti ricordi il tuo primissimo concerto?
-Dutch: Avevo circa 18 anni quando sono salito per la prima volta su un palco più o meno grosso. Ero con la mia crew Massima Tackenza al centro sociale dove sono un po’ cresciuto musicalmente, il CSO Pedro di Padova, e aprivamo il concerto di una crew americana. Ero abbastanza terrorizzato ma per fortuna è andato tutto bene!
-M: E il primo come Dutch Nazari?
-D: Il primo primo non lo ricordo con precisione, erano però tutti posti molto piccoli. Il primo che ricordo è un concerto all’Arterìa a Bologna e ne ho memoria perché, anche se eravamo quattro gatti, ci siamo divertiti da matti.
-M: Ti ricordi qualche aneddoto legato al tuo primo singolo?
-D: Il mio primo singolo è stato Speculation, intro del mio primo EP “Diecimila Lire”, pubblicato per l’etichetta di Dargen D’Amico (Giada Mesi, ndr.). Mi ricordo che fare il video di quella canzone fu una sofferenza: eravamo in un bosco in montagna, letteralmente in mezzo alla neve. Durante le riprese ho cercato di camuffare la cosa, ma stavo congelando e penso si notasse!
-M: La prima persona, a parte te stesso, che ha creduto in questo progetto musicale?
-D: Deve essere per forza una persona famosa, che gli ascoltatori conoscono o può essere anche “mio cugino”, come si suol dire?
-M: Andrebbe benissimo anche tuo cugino.
-D: Va bene, allora non è proprio mio cugino bensì un mio amico: Francesco Bassi. Prima ancora di conoscere Dargen, lui e un’altra mia amica designer, Chiara Gustinelli, mi dicevano che ero bravo, dovevo solo farmi aiutare a ritoccare un po’ le mie cose. Assieme a loro due fondammo allora la Regaliz Management e aprimmo una mail, dove facevamo ufficio stampa e mandavamo le mie cose. Di Francesco parlo nella mia canzone Near Venice quando dico “Francesco fa il dottorato in Olanda e tiene pure qualche classe”. Oggi vive ancora lì ed è tuttora il primo a cui mando provini e idee, mi fido tantissimo di lui.
-M: Qual è stato il tuo primo lavoro, a prescindere dalla carriera musicale?
-D: Ho lavorato come collaboratore/bidello in un asilo nido privato in Germania, per la maggior parte del tempo giocavo con i bambini.
-M: Non lo avrei mai detto! Lo facevi per arrotondare?
-D Diciamo che fare quello che faccio ora è sempre stato il mio piano A, quindi sì. Avevo anche un piano B in verità: sono laureato in giurisprudenza e avrei potuto prendere quel percorso lì, ma alla fine è andata così!
-M: Ha senso festeggiare il Primo Maggio nel 2019?
-D: Ammazza! Certo che ha senso festeggiarlo, ogni anno sempre di più. Il lavoro è una realtà che si sta smantellando a livello sia sociale che giuridico, abbondano le prestazioni occasionali. Quindi se non ha senso oggi, quando?
Si tratta di un discorso che va affrontato a livello critico, come lotta e rivendicazione di un certo tipo di istituti. Ma anche in termini scientifici. Non dimentichiamoci che andiamo verso una società quasi completamente automatizzata e sarebbe necessaria una visione politica che preveda una ridistribuzione delle ricchezze: c’è infatti chi guadagna con questa svolta tecnologica e chi rimane senza lavoro. I governi dovrebbero soprattutto guardare al futuro e non solo all’immediato, come purtroppo sono abituati a fare.