L’abbiccì dell’architettura: Ex-Otago / Riccardo Morandi


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di Claudia Casali

A volte ti chiedi come sia possibile sopravvivere a tutto quello che ti sta succedendo. Devi fare i conti con le vicissitudini della vita, devi imparare a lottare, devi imparare a ricordarti che forse chi ti ama, anche se ormai troppo distante da te, non ti ha mai lasciato solo. Perché sconfiggere in solitudine i demoni che ti tormentano è difficile. Devi appigliarti a qualcosa, a qualcuno. Altrimenti si sprofonda nell’abisso delle domande impossibili con cui continui a tormentarti. Perché proprio a me? Perché bisogna sopportare tutto questo? E dopo, cosa c’è dopo?

Le risposte non sono mai facili da trovare, forse è quasi impossibile, e questa cosa non fa altro che annientarci definitivamente. Riempiamo i bicchieri di lacrime amare, che scendono in automatico, come se fossero azionate da interruttori con il tasto di accensione costantemente attivo. Allora cerchi di non pensarci, magari bevendoci su, magari bevendo un bicchiere di “Corochinato” provi a lasciarti alle spalle, anche se per un attimo, tutti gli interrogativi di una vita.

Con un bicchiere davanti è più facile ragionare. Magari risulta anche più facile distogliere l’attenzione dalle cose più auliche, impegnative.

Così, sorso dopo sorso, ti ritrovi a pensare e interrogarti sui luoghi comuni, a mettere in discussione le certezze. Forse è Vero il Contrario di come avevamo sempre ipotizzato, di come abbiamo sempre pensato, fin da quando eravamo Bambini. Perché, quando si è piccoli, è più facile seguire l’istinto, essere sempre allegri, volersi bene. È più facile anche vedere il mondo con occhi diversi, con gli occhi di chi è pieno di speranza e positività e di chi riesce a trovare la bellezza più pura anche nelle cose più piccole.

È inutile stancarsi, incazzarsi. Bisognerebbe imparare a prendere la vita così come viene, cercando di prendere il lato positivo delle cose anche quando non si raggiungono i traguardi, anche quando ci ritroviamo nei casini. È inutile pensare a quello che saremo potuti diventare, prendiamo il presente e viviamolo.

Giorno dopo giorno Torniamo a casa consapevoli di come le sconfitte ci hanno fatto diventare, di come l’amore ci ha cambiato. Perché si sa che l’amore è il motore di tutto, è la molotov che incendia i nostri cuori, quel vento che ci fa cambiare rotta, che ci lascia senza fiato. Ed è certo il casino più grande nel quale possiamo ritrovarci.

E possiamo stare anche notti intere a cercare di capire quello che ci sta succedendo, ma i sentimenti non si possono spiegare.
Allora dobbiamo perderci nelle ore notturne, che sono quelle più pensierose, quelle dove l’amore non fatica a nascondersi, quelle dove i sentimenti più puri escono allo scoperto. Questa notte è quella giusta per dichiarare le nostre emozioni e viverle senza filtri.

L’amore ti salva anche quando le cose non stanno prendendo la direzione giusta. È impossibile sforzarsi di credere che va sempre Tutto bene. Bisogna trovare il coraggio di parlare quando qualcosa non va. Ammettere di avere dei limiti, di aver fallito, di avere qualcosa che è andato storto.

Come in una relazione non può andare sempre tutto secondo i piani. L’amore non è Solo una canzone idilliaca, non è un film con un finale a lieto fine. O meglio non è sempre così. È facile parlarne quando si è giovani, quando la scoperta e la novità sono alla base di un rapporto.
L’amore vero è quello vissuto, quello che supera le distanze, le paure, gli anni. Quello maturato nel tempo, che invecchia come un buon vino.

Innamorarsi non è semplice, le divergenze caratteriali a volte possono essere un limite. Ma i pensieri e i sentimenti viaggiano senza sosta, come Le macchine che passano su una via comunale di notte. Percorrono strade deserte illuminate solo dalle luci dei lampioni, sono vuote e con l’eco delle cicale che ne fanno da sottofondo musicale. Arricchite da quei corpi che non esitano a esprimere il proprio amore, ad assaporarsi, ad ascoltarsi.

Le serate passano veloci quando si è in due, quando le camere diventano i nuovi posti della nostra vita sociale. La notte chiama ma nulla riesce a sostituire la bellezza e la purezza di una stanza e due corpi pronti ad amarsi. La vodka, le luci stroboscopiche e la techno aspetteranno.

Perché bisogna spogliarsi da tutti questi artifici, dalla superficialità odierna, dalle cazzate. Cercare l’Infinito e guardarlo dentro la nostra anima, cercandolo nelle cose più semplici, più pure. Come nel sorriso di un amico, come negli occhi di una persona amata. Come nella nostalgia di quello sguardo che abbiamo amato per tanti anni e che ora ci è sconosciuto.

Tutto finisce, anche le cose che sembrano andare sempre per il verso giusto. Ci si allontana, ci si ignora, ma non ci si dimentica. Il tempo passa e Tu non mi parli più ma la voglia di aggiornarsi a volte rimane, così come rimangono le esperienze vissute e gli attimi di vita trascorsi insieme.

È vero che le persone cambiano, le storie si trasformano, le vite prendono strade imprevedibili, alcune più semplici, altre più complesse. Alcune prendono delle direzioni inaspettate, che ti stravolgono la vita, altre si interrompono improvvisamente e senza preavviso.

Gli Ex-Otago di strade ne hanno viste tante ma una in particolar modo ha spezzato per sempre i loro cuori. Hanno visto crollare un pezzo della propria storia, della propria vita. E così si sono ritrovati, come milioni di italiani, a vedere svanire per sempre un proprio punto di riferimento.

Perché il Ponte Morandi era questo, il simbolo di una città che non si è mai arresa. Era e continuerà ad essere l’orgoglio dell’ingegneria italiana degli anni sessanta, quel capolavoro di Riccardo Morandi che doveva essere tutelato e non trascurato. Perché così come il corpo umano, anche una struttura ingegneristica subisce delle modificazioni fisiche più o meno importanti. L’importante però è sapere interpretare tutti quei cambiamenti corporei che a volte sono dei campanelli di allarme evidentissimi ma che molto spesso si fa finta di non sentire.


Immagini storiche del Ponte Morandi

Immagini storiche del Ponte Morandi

Il Viadotto del Polcevera oggi non è altro che un ricordo straziante. La pila nove è crollata e con sé si è portata via vite umane, ha diviso in due la città ed ha lasciato molti genovesi senza casa. È triste come quello che è stato l’emblema e il vanto dell’ingegneria italiana nel mondo, oggi, debba essere ricordato per una tragedia che poteva e doveva essere evitata.

Ora si sta pensando alla ricostruzione, alla nuova vita del ponte. Sono state tante le ipotesi sulla ricostruzione del viadotto e sono stati tanti gli esperti che hanno parlato in merito alla vicenda. Il nuovo ponte ci sarà e porterà via con sé un pezzo di storia che non potrà mai essere cancellata.

Renzo Piano
ha donato alla città di Genova il suo progetto che prevede un ponte interamente in acciaio, con 43 vele di luce per ricordare le vittime del crollo. Ogni filo di luce una storia, ogni storia un ricordo, ogni ricordo una lacrima.


Render del nuovo progetto

Render del nuovo progetto

Le sere, da quel 14 agosto 2018, non sono più le stesse. Le macchine che passano si fermano per bloccare i ricordi, per tornare indietro nel tempo e rivedere il vecchio Ponte Morandi brillare.

Ma le luci del nuovo Viadotto del Polcevera splenderanno di una nuova luce, più malinconica, più arrabbiata. La tragedia poteva essere evitata, le vite umane di certo non verranno mai restituite e le famiglie, che hanno visto crollare i propri pilastri, non potranno più riavere indietro parti del loro cuore.

Ma non bisogna dimenticare perché dimenticando distruggiamo il ponte per l’ennesima volta. Bisogna parlare e raccontarla la storia di come uno Stato non sia Stato in grado di salvaguardare la vita di una delle più importanti opere di ingegneria italiana, ma soprattutto non sia Stato in grado di salvare quelle 43 vite umane che ora non si può far altro che ricordare.

Genova è forte, tornerà a splendere anche più di prima. Ma ora ha nel cuore una ferita troppo grande che è difficile da arginare. Lasciamo che sia il ricordo delle vite spezzate troppo in fretta e che sia il ricordo di un’Italia brillante a dar voce a una nazione che mai dimenticherà quel fottutissimo 14 agosto 2018.

“Le serate a camminare sulla comunale
le macchine che passano, le luci accese.”

Ex-Otago – Le macchine che passano