di Gabriele Naddeo Tra le molteplici attività musicali che gravitano intorno al nome di Giorgio Valletta – giornalista per Rumore, dj e co-fondatore del Club To Club festival di Torino – trovo particolarmente stimolante il suo podcast settimanale su Radio Raheem. È una carrellata di brani ultra-contemporanei che, in perfetta sintonia con lo slogan del C2C, tira le somme di ciò che con molta probabilità sarà la musica che ascolteremo domani. Tra zero pregiudizi, una certa propensione per l’elettronica e l’R&B e una capacità non scontata di equilibrare grandi nomi a nuove scoperte, al podcast di Giorgio Valletta devo, personalmente, la scoperta di artisti come Rosalía e Kadhja Bonet. La chiacchierata che segue, a questo punto, non poteva che concentrarsi su temi in grado di allineare podcast, Club To Club e R&B. Si parte dal pop del futuro, passando per la musica Urban e Latin, tanto all’estero quanto in Italia, e si arriva al futuro della radio.
Da qualche anno il Club To Club viene presentato come il festival dell’avant-pop. Cos’è l’avant-pop?
Avant-pop è una definizione che abbiamo adottato e che utilizziamo per dare una risposta concisa a chi ci chiede di cosa si occupa il festival e che tipo di musica promuove. Ci sembra che sintetizzi al meglio quella che è sempre stata la visione di Club To Club, dalla sua nascita nel 2002 fino ad oggi, e che è frutto di un percorso iniziato con Sergio Ricciardone -che ne è il direttore artistico- già negli anni ’90, quando ebbe inizio la nostra carriera da dj. Già allora, ci interessava promuovere musica innovativa che ancora non avesse conseguito lo status di “dominio pubblico”. Con l’avvento del festival l’obiettivo si è concretizzato in un’offerta musicale che prova a coniugare una visione più “avanguardistica”, proiettata verso il futuro, con un’accessibilità che è quella tipica della musica pop. Avant-pop è allora tutto ciò che è pop, ma proiettato verso il futuro, con un occhio di riguardo alla contaminazione tra generi, che riguarda la musica sempre più da vicino.
A voler osservare l’avant-pop del Club To Club al microscopio, mi sembra che – oltre a tanta musica elettronica – ci si trovi anche molto alternative R&B. Penso ad artisti come Sampha, Blood Orange, Tirzah, Mura Masa…
Sicuramente lo capiremmo meglio tra una decina d’anni almeno, guardando in prospettiva tutto ciò che sta succedendo adesso, ma credo che in questo momento storico l’innovazione sonora passi per la capacità di togliere dal luogo comune le banalità del formato canzone. In questo senso, mi sembra che l’innovazione stia passando anche e soprattutto per l’R&B perché è un genere che ti permette di mantenere intatta la forma canzone, ma usando sonorità innovative in grado di scardinare le regole consuete.
Secondo te sta succedendo lo stesso anche in Italia? Chi sono gli esponenti del nostro R&B più contemporaneo? Al momento, a parte LIBERATO e Ghemon, non mi vengono in mente nomi molto grossi. Tra i nuovi progetti ci sono artisti come Maiole oppure La Niña di Carola Moccia degli Yombe…
Bravissimi gli Yombe e Ghemon stavo per nominartelo io! In Italia c’è sicuramente un ritardo cronico dal punto di vista della ricezione dei trend musicali internazionali. È successo con il rap e la trap, sta succedendo anche con l’alternative R&B. Però ci sono già dei primi segnali interessanti e si moltiplicheranno. Per esempio, parlando di Ghemon, è comunque importante il fatto che sia arrivato a Sanremo, avendo l’occasione di farsi notare da un grosso pubblico. Ci sono anche artisti nuovi che sto cominciando a passare su Radio Raheem, come Mulai: produttore di Brescia che concettualmente è molto vicino a nomi come SBTRKT e Sampha. In ogni caso, nonostante le cose da noi arrivino spesso con quei classici 4-5 anni di ritardo, anche l’Italia ha avuto i suoi esperimenti musicali con sonorità molto particolari. Pensa al Sanremo del ’69 dove Lucio Battisti si esibì in coppia con Wilson Pickett…
Verissimo, in fondo a Sanremo ha partecipato anche Stevie Wonder. Anzi, ti dico la verità, per me il festivàl dovrebbe proprio tornare a puntare su artisti internazionali in coppia con autori italiani. Sogno un testo di Calcutta cantato da Jorja Smith!
(ride) Oddio non la vedo molto in linea con il suo stile… però magari uno come LIBERATO, chiunque egli sia, ci starebbe.
Restando in tema LIBERATO e musica del futuro: la nuova ascesa della musica napoletana sembra ricalcare quella della Latin music, che si sta reinventando con successo grazie ad artisti come Bad Bunny, Rosalía, Nathy Peluso. Cosa ne pensi di questo genere e di come si sta sviluppando?
Napoli sta vivendo senza dubbio un momento di grande fermento. È poi interessante notare come il resto dell’Italia e del mondo sembra accorgersi di quello che succede a Napoli a ondate, spesso sentendo il bisogno di ricollegarsi a un leader in particolare. In altri tempi poteva essere James Senese dei Napoli Centrale, poi Pino Daniele e adesso è LIBERATO e lo sono indirettamente i Nu Guinea che, pur vivendo a Berlino, sono stati emblematici per questa nuova ondata di musica napoletana. Credo che ciò che sta succedendo tanto a Napoli come nei paesi legati alla Latin music è perfettamente in linea con quanto sta succedendo nei paesi anglosassoni. Stiamo comunque parlando di una forma di cultura Urban che è davvero l’espressione della contemporaneità urbana e suburbana, qualcosa di molto dirompente ed estremamente contemporaneo che si collega perfettamente con forme come l’hip hop, la trap o anche il reggaeton. Un grande cultore di questo mondo è senza dubbio Populous. Il suo “Azulejos” del 2017 è un disco eccezionale, avantissimo nei tempi e quasi in grado di precedere quest’ondata Latin, se ci pensi.
Sei collaboratore fisso di Radio Raheem. In questa scoperta del pop del futuro, secondo te che ruolo sta avendo la radio?
La radio ha ritrovato un ruolo importantissimo e una sua centralità grazie al web: è un mezzo che sta diventando sempre più importante, mi sembra sempre più seguito e rilevante nell’evoluzione della scena musicale attuale. Penso che oggi le web radio rappresentino quel che le radio libere erano negli anni ‘70. Perché la web radio è innanzitutto un mezzo che parla a un pubblico mediamente più giovane di chi ascolta la radio in FM. Poi mi sembra che, in generale, sia quasi sempre libera da obblighi pubblicitari, il che significa libera anche da condizionamenti nella programmazione musicale.
Radio Raheem, in questo senso, è un mezzo che permette a musicisti, professionisti del settore, producer, artisti e dj di esprimere liberamente una propria visione musicale, facendo conoscere anche degli aspetti più oscuri e meno banali di ciascuna visione. Soprattutto, Radio Raheem ci ha visto lungo, decidendo di puntare sulla qualità musicale, tenendo alta la barra, senza cedere a soluzioni approssimative e dilettantismi. Visto che c’è talmente tanto affollamento sulla rete questo tipo di ragionamento è essenziale per farsi valere, per avere una propria credibilità: il pubblico sente l’esigenza di un filtro, di qualcuno di cui potersi fidare. Qualcuno che sappia consigliarti al meglio come spendere i tuoi 20-30 minuti quotidiani di musica.
Sii il nostro filtro, allora, e consigliaci due nuovi artisti che vale la pena ascoltare!
Solo due? Difficilissimo! Il 1 marzo esce su ANTI-, storica etichetta della Epitah, l’album di debutto di Yves Jarvis, un personaggio forse ancora più psichedelico e fuori dagli schemi rispetto a un gigante quale Frank Ocean. Poi mi è piaciuto molto anche “Two Houses”, l’EP di 1010 Benja SL, artista di Kansas City che incide per la Young Turks. È un lavoro capace di passare da citazioni sinfoniche a influenze trap.