Sanremo 2019: Gli Ex-Otago tra generazioni presenti e future


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di Gerardo Russo

Gli Ex-Otago si presentano al Festival di Sanremo tra le tante novità di questa edizione e si dichiarano al grande pubblico semplicemente abbracciandolo.

Dopo una lunga gavetta, la band genovese ha raggiunto il grande pubblico con il quinto album Marassi, uscito nell’ottobre 2016. Partecipa al Festival con la romantica Solo una canzone, in cui la stessa band vede le influenze dei Morcheeba.

Dopo il Festival uscirà il docu-film “Ex-Otago – Siamo come Genova”, in cui verrà raccontato il rapporto tra la band e la propria città, firmato da Paolo Santamaria.

Gli artisti si sono raccontati alla Sala Stampa Lucio Dalla, nella tradizionale conferenza sanremese. Qui di seguito le risposte della band alle nostre domande, più una selezione delle più interessanti rivolte dai giornalisti in sala.

Il brano ha rievocato temi e scenari cari all’epopea 883.

Gli 883 ci hanno influenzato, in particolare nel periodo in cui stavamo capendo cosa fare a livello musicale e nella loro capacità di raccontare la vita della provincia. C’è un po’ di Max Pezzali negli Ex-Otago, che comunque sono come una pentolaccia dove ci sono tantissime cose. D’altronde siamo di Genova, una città ricca di contaminazioni che tiene tante cose insieme. Ci ispiriamo però particolarmente ad Adriano Celentano.

Vorreste diventare una band generazionale?

Vorremmo che il nostro brano sanremese diventi un piccolo classico, un prodotto tipico. Ci sono canzoni che sono proprie di una generazione. Un classico però è un brano cantato da diverse generazioni, ognuna capace di trovarne un diverso significato. Questo è quello che ci piacerebbe raggiungere e questo è il motivo per cui abbiamo deciso di partecipare a Sanremo.

Cosa avete provato prima di esibirvi?

Particolarmente difficile è stato aspettare il turno per esibirci nella Red Room, più stressante di una sala d’attesa dell’ASL. Lì c’è stata molta tensione. Sul palco invece siamo stati notevolmente rilassati. L’abbiamo presa come un concerto. L’ansia che anche i media ci hanno messo addosso si è trasformata in consapevolezza. Ci siamo goduti la nostra canzone.

Abbracciando una spettatrice avete improvvisato per rompere la rigidità del Festival?

Abbiamo voluto dare un’immagine chiara. Crediamo molto nel gesto dell’abbraccio e consigliamo a tutti di utilizzarlo. Può essere un mezzo forte, anche a livello politico in questo momento storico.