I Hate My Village: musica per pochi? Live @Monk, 02/02/2019


IMG_4591.jpg

di Alessandra Virginia Rossi
foto di Giovanni Colaneri

“La frustrazione che provi quando hai un’idea e non hai le parole. La frustrazione di quando hai una parola nella testa e non sai come dirla. Come quando si vuole comunicare con qualcuno ma non si conosce la lingua. Quello è uno spaesamento che è impossibile da raccontare e mi fa paura.”

 

Queste parole, e quelle in chiusura, sono di Morgan e descrivono quella tremenda sensazione che provi quando hai un’esigenza espressiva ma non puoi comunicarla. I musicisti sono dei privilegiati perché hanno un potere, una via, un rifugio in più di cui servirsi (se ne era parlato anche qui) quando l’uomo comune non ne ha. È questa l’impressione che hai quando assisti a un live che coinvolge i quattro musicisti riuniti nel progetto I Hate My Village: sono dei privilegiati. 


IMG_4581.jpg

 Le carriere e le vite di Adriano Viterbini, Fabio Rondanini, Marco Fasolo e Alberto Ferrari si sono già intrecciate tra loro in occasioni musicali che hanno fatto del bene al panorama italiano e internazionale. Stavolta mettono insieme tutta l’esperienza accumulata esplorando il mondo, sperimentando in sala a tempo perso e lavorando per star della musica mondiale. La ricetta è sempre la stessa: fare jam, improvvisare e stare a vedere dove ci porta quel suono. La prossima idea di questi fecondissimi fuoriclasse potrebbe nascere proprio mentre noi siamo sottopalco ad ascoltare un loro concerto.

Al live di Roma, sabato 2 febbraio, assistono centinaia di persone consapevoli di essere testimoni di qualcosa di prezioso. Un live atteso, trasformato presto, e pericolosamente, in happening. Chi e quanti sono in grado di comprendere tale sofisticatezza? È un po’ la domanda che circolava in sordina tra coloro che tendono a fare della musica che amano qualcosa di elitario ed esclusivo. Perché no, dal momento che certe prelibatezze vanno preservate? 

Il punto è che quella di I Hate My Village è musica senza sovrastrutture, che esplora e supera i confini senza sovraccaricarsi: Musica Nuda, tanto per fare il nome di qualcun altro che ne sa.

Nuda perché naturale, indirizzata ai nostri più reconditi e atavici istinti e come tale intellegibile non tanto a livello razionale, quanto al corpo tout court.

 

 Il fatto di proporre sonorità afro, tribali, con quell’approccio un po’ esoterico unite a quelle del mondo occidentale (in primis blues e psichedelia che comunque portano con sé antiche tradizioni e nuove esplorazioni) potrebbe far pensare ad un gesto anche politico. Il mondo attuale è innegabilmente afflitto dallo scontro tra civiltà, o almeno dall’incontro, per niente agevolato, tra culture. Portare nei club musica mediorientale o africana è uno schiaffo al tradizionalismo incalzante nel nostro paese. Forse è anche una tendenza stilistica (in parole meno tenere una moda) che si è fatta strada negli ultimi anni più o meno da quando si è iniziato a parlare in Italia dei Tuareg Tinariwen.

 

È chiaro, a questo punto, che della musica si può fare qualsiasi uso. Meglio quando se ne fa un uso sapiente, certo, ma per quello ci sono i fuoriclasse. Noi ascoltiamo.

 

“La musica non è mia, non è tua, non è di nessuno. Non sappiamo dove abita, perché è come la luce o come Dio. Sappiamo solo dove si manifesta.”

Le prossime date per I Hate My Village:

 

14 febbraio 2019 BOLOGNALOCOMOTIV

15 febbraio 2019 BRESCIALATTERIA MOLLOYs

16 febbraio 2019 PORDENONECAPITOL 

21 febbraio 2019 RIVOLI (TO)TBA

22 febbraio 2019 CARPI (MO)KALINKA

23 febbraio 2019 MONTEMARCIANO (AN)KLANG FESTIVAL

27 febbraio 2019 MILANOSANTERIA

01 marzo 2019 COSENZAMOOD SOCIAL CLUB

02 marzo 2019 NAPOLIGALLERIA 19

22 marzo 2019 BERGAMODRUSO

23 marzo 2019 FOLIGNO (PG)SUPERSONIC

28 marzo 2019 GAMBETTOLA (FC)TREESSESSANTA

29 marzo 2019 L’AQUILABLISS

30 marzo 2019 BARIOFFICINA DEGLI ESORDI

27 aprile 2019 GENOVABALENA FESTIVAL