di Claudia Casali
Lo ammetto, le distanze non mi sono mai piaciute. Diventa sempre difficile gestire un rapporto quando di mezzo ci sono chilometri da percorrere perché non è facile aver lontano chi è in grado di far sorridere il proprio cuore.
E così diventi vulnerabile, ti senti incompleto perché sai che nella tua quotidianità manca proprio quel tassello che si trova a miglia da te.
Ma la lontananza è solo fisica, i sentimenti viaggiano alla velocità della luce e annullano ogni tipo di distanza.
Che poi, se ci penso bene, non c’è cosa più bella di rivedere una persona che per tempo è stata distante da te. Buttarti tra le braccia dei genitori che sono dovuti scappare improvvisamente lontano, baciare la persona che ami ma che sfortunatamente vive in un posto diverso dal tuo, riabbracciare il tuo migliore amico che è stato via troppo tempo per studiare all’estero.
Ma tutto questo intersecarsi di destini e di chilometri è il frutto di una necessità collettiva, quella di scoprire il mondo, e di unificarsi sotto un unico credo, quello della fratellanza.
E non è colpa nostra se siamo inclini alla fraternità, semplicemente “Ce lo chiede l’Europa” e noi rispondiamo all’invito con una generazione che è in continuo movimento.
E l’Europa sa bene che i nostri mari hanno bisogno di tranquillità, che lì le vite sono in pericolo e che l’acqua fa presto a diventare un vero incubo. Basterebbe solo un po’ di sole a illuminare il buio di certe menti per capire che si tratta di essere umani anche in mare aperto. Fortunatamente il sole Calma le onde e fa luce a tutti quei viaggiatori che lasciano il proprio mondo pur di trovare un accenno di serenità.
I raggi del sole si irradiano così in Tutte le direzioni, veloci come treni ad alta velocità. E non si arrestano neanche davanti alle nostre stupide scelte sbagliate che, in ogni caso, precipitano nel mondo, che comunque risulta sempre troppo complesso da capire.
Come quando ti ritrovi davanti a un quadro astratto e cerchi di comprenderne il significato più intimo. Sembra impossibile trovare una soluzione e così ci si fida delle parole degli altri. Come un quadro di Mirò pieno di colori e oggetti apparentemente senza senso, ma che alla vista risulta bellissimo. E allora cedi alla bellezza astratta dell’opera così come fai con la complessità del mondo.
Perché si sa che le cose complicate sono quelle che più ci piacciono. E più le nostre vite sono Fuori fuoco più ci ritroviamo a vedere in modo nitido quei punti di riferimento che solo una determinata persona riesce a darci. Una ballad mai scontata, che descrive la vita come una bella foto sfocata ma con un unico nitido dettaglio.
Dutch Nazari è il fotografo perfetto dei nostri giorni. Riesce a fondere il rap con il cantautorato, la politica con l’amore, attraverso uno storytelling incredibile che in Italia non si sentiva da tempo.
Come Guarda mamma senza money che mescola ricordi dell’infanzia con l’attualità più pura. Un ritmo incalzante, un ritornello che fa da ponte a strofe sempre perfette, pronte ad essere consumate, cantate e ballate durante i live.
A volte hai come l’impressione che il soggetto delle varie istantanee scattate da Edoardo sia proprio tu. Il coinvolgimento emotivo è forte, non puoi fare altro che immergerti nei flussi di coscienza più profondi. Hai solo bisogno di un Momento clinico per schiarirti le idee, per capire cosa dire, cosa fare, come comportarti.
Ogni brano ha una propria sonorità, un proprio flow, un proprio ricordo.
Siamo destinati a vivere delle nostre reminiscenze, il profumo della memoria si aggrappa al nostro corpo e non si stacca più.
Lontana tu è un ricordo sensuale, una delicata richiesta di presenza fisica che la distanza non rende possibile. La nostalgia di un’emozione forte e l’attesa di un ritorno che tarda ad arrivare.
Così come tarda ad arrivare il lavoro, la laurea. E ti ritrovi quindi a chiederti come stai, ma la confusione dentro di te è tanta e non sai come rispondere. Forse stai bene, forse stai male. Così così è l’inno nazionale della generazione di chi ha ancora difficoltà a trovare un proprio posto nel mondo. E non importa se vivi a Barcellona, Berlino, Istanbul, Tokyo. La routine è sempre quella e tutto quello che vuoi fare è scappare lontano e avere un biglietto per un viaggio illimitato.
La collaborazione con Sick et Simpliciter è come al solito riuscita. Passione e divertimento sono la base perfetta di ogni traccia.
Battito dopo battito si delinea così Bella per sbaglio una romantica dichiarazione che fa delle imperfezioni e della timidezza il punto di forza.
Essere dolci senza cadere mai nel banale è molto difficile ma anche in questo caso Dutch riesce a centrare il colpo.
E cosa c’è di più dolce di una ninna nanna? Girasoli è pura nostalgia, è quell’album di fotografie d’infanzia che custodisci con dedizione. Un’esplosione di malinconia che viene cullata da suoni delicati e morbidi.
La capacità espressiva di Edoardo è incredibile tanto che riesce a rendere Comunque poesia anche la quotidianità più pura. I suoni ben decisi sono l’accompagnamento perfetto per quelle parole che riescono a rendere interessante anche la descrizione di una semplice casa.
Tutta l’essenza dell’album è racchiusa in L’Europa, dove ci si aspetterebbe di trovare la traccia più politica del disco. Ci si ritrova invece davanti a una vera e propria canzone d’amore. Dutch utilizza una frase strettamente politica in chiave ironica, lasciandola pronunciare a un giovane innamorato che chiede a tutti i costi all’amata di rimanere insieme a lui.
È l’Europa a chiedere di rimanere, perché, si sa, quando si fanno scelte politicamente impopolari è sempre colpa dell’Europa.
E di scelte sbagliate nell’Unione Europea ne sono state fatte molte e gli avvenimenti politici degli ultimi anni ne sono la dimostrazione.
Certo l’Europa non è tutto rose e fiori, ha anche molti contro, ma l’idea di poter lavorare tutti all’interno di una stessa comunità è un vero privilegio.
La comunità architettonica infatti deve molto all’Europa. Non c’è cosa più bella di poter visitare, senza limiti, luoghi ed edifici appartenenti a culture diverse. Ed è ancora più bello poter vedere dal vivo i vincitori dell’European union prize for contemporary architecture–Mies Van der Rohe Award un premio che viene assegnato ogni due anni dall’Unione Europea con la Fondazione Mies Van der Rohe.
Nel 2009 il premio dell’EUmiesaward è stato vinto dai Snøhetta, studio di architettura norvegese. Il Norwegian National Opera & Ballet, che si è aggiudicato il primo premio, è oggi diventato uno dei simboli più importanti di Oslo.
La struttura, che ospita concerti e presentazioni dell’opera e del balletto, è stata da subito ben accetta dai cittadini e dai turisti per la stretta vicinanza che si è creata tra gli artisti e il pubblico. I tetti inclinati e calpestabili rivestiti in marmo, le grandi vetrate, il sottile confine tra il mare e la terra hanno reso l’edificio completamente permeabile e accessibile. Si è creato così uno spazio pubblico spettacolare che richiama ogni anno migliaia di turisti e che riesce a mettere in comunicazione anche realtà tra loro antistanti.
L’Europa che unisce realtà diverse, che promuove la cultura e che vuole rendere il proprio popolo unitario. Quella che premia i grandi talenti come i Snøhetta e che invita i giovani a unirsi, a viaggiare insieme, a essere producenti per un futuro migliore. È questa l’Europa di cui abbiamo bisogno. Questa e non quella che invece costruisce muri.
“Ma tu resta qui
e stringimi forte a te come fai solo tu
è l’Europa che ce lo chiede
che poi quando sto con te
sono più lucido e produco di più, perciò lo vedi anche tu
che è l’Europa che ce lo chiede.”
Dutch Nazari – L’Europa