Giro di Boa #4 – “Calma le onde” di Dutch Nazari


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Giro di boa è la nuova rubrica di Talassa che analizza una canzone in tre momenti diversi, prendendo spunto dalla profondità del mare. Dalla riva, che racconta l’artista e il brano in generale, alla boa, segnalatrice di frasi interessanti, oscure o controverse nel testo, fino al blu, che rischiara o complica ancor di più il tutto.

di Maurizio Anelli

Riva

Quando si pensa al concetto di “confine”, collegandolo soltanto alla necessità di dividere due o più elementi, la prospettiva che ne risulta non rappresenta una visione esaustiva delle cose. Trasportando questo discorso sulle scelte artistiche di Edoardo “Duccio” Nazari, in arte Dutch Nazari, sarebbe lui stesso a dire che invece un confine inevitabilmente unisce. Non a caso, il percorso musicale del ragazzo padovano non segue una direzione precisa ma si lascia affascinare ogni volta da deviazioni e strade alternative, aprendo porte rischiose ma nella maggior parte dei casi fruttuose.

La base da cui partire è il collettivo hip-hop padovano Massima Tackenza con cui Duccio ha mosso i primi passi da artista. Dutch Nazari è quindi, prima di tutto, un rapper di quartiere, come più o meno hanno iniziato tutti. Le cose si fanno più interessanti e imprevedibili con la comparsa nella sua vita di tre personaggi fondamentali, diversi fra loro ma complementari. Il primo è il producer Sick et Simpliciter che sin dal secondo Ep di Nazari datato 2014, Diecimila lire, accompagna i suoi testi con beat elettronici. Questi ultimi rappresentano una forte cifra identitaria dello stile del rapper padovano sino al suo ultimo lavoro, Ce lo chiede l’Europa, uscito un paio di mesi fa. Il secondo, Dargen D’Amico, ne è guida artistica e fonte di ispirazione. L’alternanza fra rime, una ricerca sempre nuova di contenuti conscious e una certa estetica delle parole sono un denominatore comune tra questi due artisti. Nazari stesso ha dichiarato di trovarsi perfettamente a suo agio con la definizione di cantautorap, neologismo coniato proprio da D’Amico. L’ultima conoscenza fondamentale è quella del poeta Alessandro Burbank, figura di spicco del poetry slam italiano, che ha spinto Duccio verso una sempre più stretta correlazione tra scrittura e performance, come dimostra il ritmo serrato e declamatorio degli incastri di alcune sue strofe. Una canzone esemplare è Proemio, il cui titolo rimanda ad echi omerici, all’oralità e alla recitazione di lunghe composizioni epiche.

Ricostruito il background dell’artista siamo pronti per scendere più giù.

Boa

L’ultimo lavoro di Dutch Nazari, Ce lo chiede l’Europa, è uscito il 16 novembre 2018 per Undamento e subito si nota un album più cantato rispetto al suo predecessore, Amore povero. Con quest’ultima prova era importante stabilire per Nazari che un cantante è anche in grado di rappare, avendo più volte dimostrato in passato l’assunto opposto. La copertina dell’album riassume i temi sviscerati nelle dodici canzoni, una comitiva di ragazzi di diverse nazionalità sulla spiaggia, intenti a divertirsi, con l’ombra inquietante di un ecomostro sullo sfondo. Le speranze di una generazione multiculturale, capace di costruire e investire sulle relazioni e i turbamenti di una realtà sempre più lontana dai valori dell’umanità e dei diritti civili. Il concetto di Europa aleggia per tutto il disco e alcuni passaggi tra i brani lo rendono un disco sicuramente più impegnato della media. Come tutti gli artisti che parlano di contemporaneità però, per Nazari è impossibile staccarsene completamente, perciò un po’ assume le vesti di critico del suo tempo un po’ non può non sentirlo suo. È proprio per questo che, quando questa presa di coscienza dovrebbe venire a compimento con l’ultima traccia L’Europa e ci si aspetterebbe di ascoltare le parole del titolo dell’album in una chiave idealista, Duccio le mette in bocca ironicamente a un innamorato che si dichiara alla sua donna, lasciando la prospettiva politica velata e concentrandosi sui sentimenti e la sfera emotiva.

Calma le onde è il perfetto apripista del roaster e si mette al servizio di tutte queste influenze e stili, facendo un po’ da biglietto da visita –anche dal punto di vista cronologico poiché è uscito due mesi prima dell’album intero–. La produzione di Sick et Simpliciter, come prima accennato, lo rende un pezzo perfino ballabile e il pensiero va subito ai pezzi di Frah QuintaleSotto effetto è forse l’esempio più fulgido e assimilabile a questo brano–, anch’egli membro di Undamento.

Un fatto curioso è che le prime parole di questa canzone, “In senso lato la vita”, siano uguali a quelle di Proemio (primo brano di Amore povero) e di Speculation (che apre Diecimila lire), quasi a simboleggiare una certa continuità di tematiche. Calma le onde è una sequela di argomenti ultra moderni quali l’immigrazione, la protesta politica, l’economia globale , ammorbiditi da un punto di vista prettamente giovanile, a metà tra il meme e una dolce malinconia.

Ma caliamoci nel testo:

Persone bombardate da mille notizie che viaggiano grazie a
sistemi binari
Son come i treni che rischiano di deragliare se non gli sistemi i
binari 

E se cerchi la protesta nelle classifiche attuali
rischi di trovare solo la rassegnazione sommessa di giovani anziani
Ieri cantavi “Contessa” in piazza durante i cortei popolari
oggi se canti Contessa probabilmente si tratta di un pezzo de I Cani

La domenica mattina i paesani si radunano nelle chiese
e quando la messa è finita si fa aperitivo nel bar del paese
Il proprietario è un tipo cortese
fa gli spritz e i tramezzini tonno e maionese
e parla in dialetto, però con accento cinese

Blu

Se per giocare con le parole bisogna avere una certa padronanza della lingua, Duccio dimostra di essere un buon contendente. Il primo passaggio da me selezionato ruota attorno alla coppia binario (codice)binari. La contemporaneità è ormai solcata da un flusso di segni, input e notizie provenienti in gran parte dai social media e una buona fetta di utenti non riesce a gestirne la portata perché si limita a una lettura superficiale e acritica, ovvero “viaggia grazie a sistemi binari”, prediligendo un metodo semplicistico. Questo atteggiamento è paragonato al deragliare di un treno sui binari, poiché ragionare in questa maniera porta ad idee pericolose, grossolane e prive di uno stimolante contraddittorio. Un altro modo di interpretare i versi è pensare al viaggio fisico delle notizie, che letteralmente viaggiano come treni impazziti sui codici binari informatici, poiché è proprio Internet ad essersi preso la scena dell’informazione.

 La critica di Nazari assume contorni più intimisti quando torna a parlare della musica che lo circonda. Le classifiche italiane brulicano di immaginari indie-depressi ed esiste uno scarto incolmabile, che riguarda naturalmente anche l’artista stesso, tra la generazione della Contestazione del 1968 che si identificava con la Contessa di Paolo Pietrangeli e la generazione odierna che, per mancanza di un qualsivoglia riferimento politico e istituzionale, ha fatto fronte comune con le canzoni di Niccolò Contessa, simbolo di una cosmica disillusione affettiva e politico-sociale. Quello di Nazari non è comunque uno schierarsi apertamente contro questo tipo di musica né un tentativo di demonizzare chi nel 2019 non fa musica impegnata. D’altro canto una canzone come quella di Pietrangeli oggi risulterebbe anacronistica per chiunque. Si tratta invece di un incoraggiamento verso la non omologazione degli stili, verso la diversità come punto di forza e di arricchimento identitario degli artisti.

 Questo messaggio è spiegato ancora meglio negli ultimi versi prima del ritornello, dove viene descritta all’apparenza una classica scena di paese, con la chiesa e il bar indicati come luoghi classici della movida e lo spritz e il tramezzino a rendere il contesto quantomeno rassicurante. L’ultima frase scombina invece lo schema mentale che si stava disegnando e apre la porta su un mondo oramai senza confini territoriali ben delineati. Se anche il paese, ultimo baluardo nel sentire comune di una certa chiusura di usi, costumi e folklore accoglie in sé la multiculturalità, la società civile è ormai al centro di un cambiamento senza precedenti. E Nazari lo descrive con tutta la leggerezza del caso, nascondendosi dietro il ragazzo che, ascoltando il barista straniero accennare una frase in dialetto, ci ride sopra e ne fa pian piano la sua quotidianità.