di Antonio Zarrelli
Poco piú di un anno fa ho incontrato Samuel prima del suo concerto a Londra. Portava in giro per l’Europa la sua esperienza da solista. Si parlò anche di Subsonica e da cosa sarebbero ripartiti una volta riuniti. Si poteva percepire nelle parole di Samuel che i Subsonica sarebbero ritornati con un diverso approccio e forse anche entusiasmo e che lui giá era dentro al nuovo percorso, tanto che decisi di intitolare l’articolo “Il codice della bellezza tour: Samuel (non) è uscito dal gruppo”.
E così è stato. La tappa del Tour Europeo di Londra all’O2 Arena di Shepherd’s Bush, organizzata con Tij events il 9 dicembre, ha confermato tutte le riflessioni suscitate qualche mese fa quando all’uscita del nuovo album “8” si preannunciava un tour 2018/19 le cui prime tappe sarebbero state “europee”, partendo da Amsterdam fino a Monaco, passando per Londra e Parigi.
Non una scelta casuale di questi tempi, e così la avevano presentata: «Da più di vent’anni la geografia sonora dei nostri orientamenti è l’Europa. Oggi che riavviamo i motori per l’ottavo viaggio, desideriamo ripartire – anche idealmente – da questo grande luogo che continua ad allargare e a restringere i suoi confini».
I motori ben scaldati dalle tappe di Amsterdam e Dublino a Londra sono stati al massimo dei giri. Un mix di vecchi e nuovi pezzi hanno fatto impazzire il teatro di Shepherd’s Bush, sold out come poche altre volte. I Subsonica in quei motori ci hanno messo nuova benzina, energia pura, e un feeling tra tutti loro che, spinti dalla folla urlante, si sono letteralmente divertiti come ragazzini.
I nuovi pezzi sono stati accolti nella loro versione live con grande entusiasmo e insieme ai classici che ogni fan non smetterebbe mai di sentire hanno fatto letteralmente tremare il teatro in tutti i settori.
Ma la serata non è stata solo musica, abbracci col pubblico e tastiere a molla. Samuel, C Max, Boosta, Ninja e Bass Vicio hanno parlato della loro patria, l’Europa, e del sogno di un nuovo futuro possibile a dispetto dell’aria che tira di questi tempi. Un futuro lontano dalle manovre finanziarie e piú vicino all’idea di unione dei popoli di cui si scriveva nei temi delle scuole elementari.
A mio avviso i Subsonica arrivano al momento giusto per parlare di questo, perché da un certo punto di vista potrebbero essere una metafora di questa nostra Europa: si può soffrire, si possono volere cose diverse, si può decidere di camminare da soli, si può pensare che non ne valga piú la pena, si può anche decidere di mandare all’aria tutto, ma alla fine forse la cosa migliore è fare un bel respiro, guardarsi in faccia, riprendere il cammino insieme, farlo con nuovi presupposti, magari con nuovi obiettivi. E una cosa è certa, insieme i Subsonica spaccano. L’Europa… speriamo non si spacchi.