Recensioni Fuori Tempo Massimo: “Amazing Grace” – Aretha Franklin


Copertina dell’album

Copertina dell’album

di Giovanni Colaneri

La voce non è uno strumento musicale, la voce è l’espressione individuale della propria anima che per esprimersi non ha bisogno di filtri, amplificatori, strumenti di qualunque tipo, solo della passione. Ogni volta che andiamo a parlare di una grande voce che ammiriamo, che sia un Luciano Pavarotti o un Louis Armstrong, ci poniamo involontariamente innanzi a uno specchio, tutti quanti, non c’è niente che possiamo fare. Iniziamo a cantare con passione, lo fa anche la nostra anima, gonfiamo il petto e chiudiamo gli occhi, irrigidiamo i muscoli e apriamo le mani verso il cielo e anche solo nella nostra mente e nel cuore noi cerchiamo di elevare la nostra essenza, di vivere quel travolgente flusso emotivo che abbiamo percepito almeno una volta con le cuffiette nelle orecchie, alla radio o davanti a un palco. Aretha Franklin aveva dedicato la sua vita a questo flusso, alla musica, che più rispetto a chiunque altro travolgeva lei stessa che, miracolosamente, più di molti altri e altre era in grado di farcene assaporare la magnificenza.

Aretha, era nata nell’America degli anni 40’, cresciuta nell’atmosfera politica e culturale del dopoguerra, ha sempre vissuto la sua vita tra il palco e la sua interiorità sin dalla giovinezza. Questo ritrova solide basi nella sua educazione rigorosamente cristiana e nel “pantano” socioculturale della Detroit degli anni 50’, dove il padre reverendo C.L. Franklin guidava una comunità cristiana ampia e viva attraverso cerimonie e performance canore infervorate e ricche di passione. Non stupisce che la giovane Aretha, sempre al fianco alle sorelle Carolyn ed Erma in prima fila alle cerimonie del padre, cercasse di sfuggire a tutti i costi dall’ambiente che l’aveva resa madre prima a 15 poi a 17 anni, a 24 contava persino un divorzio. Passando dalla Columbia, l’etichetta del suo faticoso inizio, all’Atlantic Records con il produttore Jerry Wexler, la “vissuta” seppur giovane Aretha varcò la porta che la condusse al suo periodo luminoso. Da qui in poi, contando qualche insuccesso musicale dovuto al mercato tra la metà degli anni 70’ e il 1980, questo durerà per sempre.

Amazing Grace” è Aretha Franklin, il punto centrale della suo essere personale, della donna che avuto un esplosivo successo commerciale internazionale nell’R&B e nella musica soul, ma che viene da una famiglia religiosa del dopoguerra, di una comunità cristiana nera, da una vita difficile. Spiegando le testimonianze di Jerry Wexler, esploriamo il cuore della voce di Aretha, i presupposti della potenza di questo album Gospel, il più venduto della storia del genere. Ricordava che quando la sentiva cantare, capiva che l’unico modo per la Franklin di arrivare ad interpretazioni sublimi, era quello di lasciarla cantare come lei voleva, senza interromperla. E questa è stata l’interpretazione che ha permesso ad Aretha di esprimersi nella sua totalità, attingendo non da un ragionamento a tavolino, ma direttamente della sua anima. Aretha, nelle sue interpretazioni, dimostrava di non essere una semplice cantante, ma prima di tutto una creatura di Dio che soffriva e gioiva attraverso le parole del suo canto, spontaneamente protesa ad esprimere tutto quello che lei è stata e tutto ciò che ha vissuto, fin dal profondo. Il nome “Lady Soul”, che le venne presto attribuito, non poteva essere più appropriato.

Amazing Grace, rilasciato nel 1972 in collaborazione con il Southern California Community Choir, il Reverendo James Cleveland e Chuck Rainey, è IL ritorno alle origini, l’esplosione della passione e dell’amore cristiano, un’interpretazione dei brani più intensi e popolari che, si può dire, sarà per sempre incomparabile. Questo album è considerato dalla critica un monumento, indescrivibile dall’inizio alla fine, da “Mary Don’t you Weep” a “Never Grow Old”, una potente espressione dell’amore da parte della “donna di Dio” e di tutti i fedeli che hanno preso parte al progetto. Qui, espressione musicale e amore religioso si fondono, si va oltre la predicazione e la pratica morale, persino i testi popolari come quello di “You’ll Never Walk Alone” assumono una connotazione differente sotto l’interpretazione di Lady Soul. Ecco, il flusso di cui ho parlato all’inizio, tra le note di questo album scorre così potente che è impossibile non percepirlo, perché è sincero, è l’espressione reale di uno e più esseri umani tutti uniti ad esprimere l’amore di Dio, l’amore di Aretha Franklin, dell’immortale Lady Soul.

“When you walk through a storm
Hold your head up high
And don’t be afraid of the dark

At the end of a storm
There’s a golden sky
And the sweet silver song of a lark

Walk on through the wind
Walk on through the rain
Though your dreams be tossed and blown”

– You’ll Never Walk Alone