Bremain: No Man’s Land (Syd Barrett)


Bremain è la rubrica di Talassa, a cura di Royston Vince, che se ne frega del Brexit. Royston vi consiglierà, di volta in volta, una canzone di un artista britannico. Poi vi spiegherà in un video, che trovate sempre in fondo all’articolo, la sua interpretazione del brano scelto,  parlando prima in italiano e poi in inglese. Insommma, un’ottima occasione per scoprire musica di qualità, ripassando un po’ d’inglese: cosa volete di più?

di Royston Vince

Ci sono artisti che sono perfetti per aiutarti a superare l’adolescenza. Certo, ogni individuo potrebbe stilare un elenco diverso in base ai propri gusti personali, ma non mi stupirei se alcuni nomi fossero immancabili per tutti. Per me, questa ipotetica lista includerebbe senza dubbio Syd Barrett e la sua No Man’s Land, esempio perfetto del cosiddetto suono Barrettiano: una musica irregolare e inquietante, al servizio di una voce fragile e distratta capace di catturare per anni gli adolescenti di più generazioni.  

Spesso gli anni dell’adolescenza sono confusi, disorientano non poco.  Non è un caso allora se i nostri eroi diventano personaggi come Jimi Hendrix, Kurt Cobain o Amy Winehouse: artisti che morirono prematuramente e che perciò sono adatti a rappresentare i pensieri egocentrici, malinconici e nichilisti di quell’età. In quegli anni, così immaturi e pieni di egoismo, poco importa se gli artisti in questione sono persone come noi, con tutte le difficoltà e debolezze del caso.

Ad esempio, quando avevo 15 anni, la mia empatia nei confronti del chitarrista dei Pink Floyd si limitava ad uno scarso tentativo di imitare il look del mio eroe. Mi bastava indossare dei pantaloni verde lime ed un maglione arancio per sentirmi più simile a Syd Barrett, non rendendomi conto che quei vestiti dicevano poco e niente della sua complessa individualità.


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Contrariamente ai suoi colleghi citati sopra, Barrett non morì così presto, ma i suoi problemi psicologici, causati in parte dalla dipendenza da LSD, frenarono comunque la sua carriera promettente.  

Nel suo caso si capisce chiaramente il potere evocato dall’immagine poetica ed antica dell’ angelo decaduto, che fu capace di alimentare un certo interesse per la sua vita. Qualche anno fa a Londra, ad esempio, andò in scena ‘Rock ‘n’ Roll’: un’opera teatrale di Tom Stoppard in cui vi era un personaggio basato su Barrett, a simboleggiare onestà ed idealismo illusorio. Ancora, un recente saggio di Agnese Codignola, intitolato LSD, include proprio Barrett come un esempio famoso degli effetti deleteri della sostanza.  

A questo punto, mi sembra perfettamente logico che i testi bizzarri e sconnessi di Syd, frutto della sua confusione mentale e così pieni di non sequitur e immagini distorte, siano riusciti ad attrarmi così tanto da giovane.