L’abbiccì dell’architettura: Ketama126 / Okudart-Manuel del Busto


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di Claudia Casali

È difficile fare i conti con il passato. Voltarsi indietro e ripercorrere la strada al contrario a volte fa paura perché già sai cosa ti aspetta, nel bene o nel male. Sai già che ne uscirai sconfitto, che le cose non sono andate come volevi, che devi dire addio a una parte di te che sai non ritroverai più. E ti senti un perdente perché non sei stato in grado di far si che le cose evolvessero diversamente e tutto quello di cui hai bisogno è una rivincita personale. Vuoi semplicemente riabilitarti alla vita, riscattarti socialmente per poter affermare di essere uscito finalmente dalla riabilitazione. Cambiare di certo non è facile, ma la luce in fondo al tunnel c’è sempre, bisogna solo trovare la strada giusta per raggiungerla e portarti così in salvo.

E Ketama126 si è salvato. Alla base della sua “Rehab” la musica, la famiglia 126, la Love Gang. Dalle grinfie dell’inferno si può scappare, basta lasciarsi aiutare dagli Angeli caduti dal cielo. Si sa però che l’esistenza umana non è nient’altro che un eterno conflitto tra il bene e il male e quelli che sono stati i nostri angeli possono diventare i nostri diavoli. Come in una relazione d’amore quando si continua a discutere e poi a far pace, quando sei su di morale e improvvisamente ti ritrovi a terra. Una situazione altalenante tra gli alti e i bassi, come con il sesso, con la droga. C’è solo una via di uscita: andare in Rehab ma senza snaturarsi. I beat trap di Piero Baldini si fondono con le chitarre suonate da Generic Animal, generando così un sound esplosivo e innovativo.

La coerenza è alla base di tutto. Far coincidere le proprie parole con i fatti, senza mai trasformarsi, ricordandoci quello che siamo. S.Q.C.S. (sono quel che sono) senza tradire mai i propri fratelli, le proprie origini. Le voci di Ketama126 e Pretty Solero fanno da cornice a uno dei pezzi più classici del disco. E non basta essere coerenti e rimanere se stessi per stare bene. Misentomale è una frase che non vorremo mai dire, che incute ansia e preoccupazione. Ketama e Franco126 smorzano la tensione di un malessere fisico e mentale attraverso suoni allegri e spensierati. Un contrasto forte, tra delle sonorità felici e un testo allarmante.

Certo che tranquillizzarsi in questa vita è difficile. Per non andare in paranoia devi essere perennemente in riga con tutto quello che è eticamente giusto. Rimanere sempre pulito, moralmente e non, è un atto troppo difficile da mantenere e quindi ti ritrovi Sporco, nei vestiti, nella coscienza. Ma a volte sporcarsi è la scelta migliore. Possiamo buttarci e trovare finalmente il coraggio di fare qualcosa che non siamo mai riusciti a fare. Con te è un po’ questo. Black Sabbath, bassi pesanti , una batteria trap e un assolo di sax suonato direttamente dal padre di Piero. Suoni tra loro lontani, quasi impossibili da unire. Eppure Ketama ci è riuscito affermando sempre di più le sue doti da musicista.

Nessun suono viene lasciato al caso. Le chitarre suonate da Generic Animal trasformano Lucciole in un brano con un sound molto ricercato. Trattare i soliti temi del mondo rap senza risultare poco elegante, nonostante l’aggressività del testo, ma solo introducendo i suoni più puri. Ketama è quell’artista che non ti aspetti. Che combina mondi apparentemente contrastanti e li unisce all’interno della sua Love Gang. Che lascia l’effetto sorpresa in ogni traccia, come le sonorità techno a fine canzone. Potrei è un omaggio a Lil Peep e alla sua musica, una considerazione pura su come l’arte sopravvive dopo il nulla, dopo la morte.

Perché una canzone una volta pubblicata diventa indelebile, sopravvivendo negli anni nei cuori della gente. E questo è il bello dell’arte. Non ha età, solo una personale collocazione temporale nella vita di ogni singolo individuo. Ogni opera può essere rivisitata nel corso del tempo ma mai dimenticata.Può essere riqualificata, riportata in vita per non dimenticare il suo valore intrinseco.


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Ed è proprio questo quello che è successo ad una vecchia chiesa gotica edificata in onore di Santa Barbara nel 1912. Il vecchio luogo di culto progettato dall’architetto Manuel del Busto è stato riconvertito, grazie al progetto degli skaters Church Brigade, nel Kaos Temple ossia un piccolo gioiello per gli amanti dello skateboard.
Le pareti, le volte e i soffitti sono un tripudio di colori e murales realizzati da Okuda San Miguel, lo street artist spagnolo che ha lavorato a tutto il restyling interno.
Ora al posto di confessionali, altari e banchi per le preghiere ci sono divani e rampe.


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Una trasformazione unica che ha riportato in vita una chiesa sconsacrata.
Il cambiamento è stato drastico ma a volte bisogna rischiare. Come quando vai in rehab dalla vita, hai paura di allontanarti dalla tua quotidianità, di ammettere tuoi errori, le tue debolezze. Certo, cambiare non è facile ma se c’è possibilità di miglioramento ben vengano i cambiamenti.

 “Ma cambiare non è facile
anche un diavolo può piangere” 

Ketama126 – Rehab