Recensioni Fuori Tempo Massimo: “Thriller” – Michael Jackson


thriller

di Giovanni Colaneri

Certamente considero Michael Jackson un genio, tuttavia non grazie alle sue canzoni. Scopriamo il genio dietro al colosso che è “Thriller“, l’album più venduto nella storia della musica con più di 110 milioni di copie, non solo grazie a una progettazione abile, o una cieca applicazione di un talento naturale, bensì grazie alla perfetta coordinazione fra le idee di una pluralità di menti geniali e una visione d’insieme del contesto storico e musicale che avrebbe, da allora, contaminato tutta la musica futura. Cosa ha reso quest’album ciò che rappresenta oggi? 

Sono gli anni ‘80, ci troviamo in un’epoca in cui la Disco music è in declino e l’industria musicale ha dovuto esplorare ambiti nuovi e superare vecchi limiti imposti da una mentalità tipicamente bianca o nera che divideva gli ascoltatori di tutto il mondo tra la “Black music” e la “White music”. Trigger di questo superamento fu il produttore di “Thriller” Quincy Jones, della Epic Records che poteva dirsi fiero e co-responsabile di aver traghettato la Black music dai presupposti razzisti della cultura musicale nera all’approdo nell’internazionale. Conosceva (e conosce tuttora) l’industria musicale egregiamente e quando incontrò Michael Jackson seppe riconoscere immediatamente il suo potenziale.

L’idea era quella di amalgamare la Black alla White music al punto da non renderle più riconoscibili, creando una melodia interraziale in grado di “toccare le corde” di chiunque e unificare il vasto mercato fino ad allora raramente e difficilmente coinvolto attraverso altri grandi nomi del rock e del pop. Ma come fare una cosa del genere? Era l’aprile del 1982, a Los Angeles iniziavano le registrazioni dell’album. Michael, co-produttore, poté sperimentare più a fondo le proprie conoscenze musicali, scrivendo cinque brani su nove insieme al compositore britannico Rod Temperton. Scelsero poi quali estrarre, prendendo parte agli arrangiamenti ritmici, alle percussioni e alle procedure di missaggio. Michael aveva il totale controllo e l’ultima parola sui risultati delle sessioni in studio, e poteva inoltre contare sul miglior ensemble e comparto tecnico possibile. Furono i Toto a contribuire alla sezione strumentale di The Girl is Mine, composta da Michael assieme a (udite udite) Paul McCartney, nella sua casa in Scozia. Scrissero il testo, pensate un po’, guardando insieme i cartoni animati alla televisione. A Los Angeles non fu meno imponente l’aiuto in studio: l’ingegnere del suono Bruce Swieden di fatto inventò la grancassa come la conosciamo oggi, poiché per costruire assieme a Michael il suono perfetto di Billie Jean, le applicò una pelle forata attraverso cui inserire il microfono. Per scegliere il basso elettrico con il suono migliore da inserire nel brano, fecero suonare la linea melodica con numerosi bassi differenti finché non individuarono il suono ideale che Swieden missò ben 91 volte prima di ottenere il risultato finale. Van Halen (un altro stronzo qualsiasi) si occupò del solo di Beat it, canzone che unì di fatto l’hard-rock con il R&B; “Human Nature” non è altro che una canzone di Steve Porcaro, performata dai Toto sotto la direzione di Michael Jackson stesso, dal frontman definito come “un perfezionista”. Thriller, la titletrack, è il brano più condito di effetti sonori e il più spinto a livello commerciale, soprattutto grazie a quello che fu il primo vero e proprio video musicale con trama e coreografia. L’idea era quella di ottenere un brano dalle connotazioni dark, horror, scaturite dall’ispirazione che Jackson prese da gialli psicologici come Psycho e i racconti di Allan Poe. In studio furono adoperate strategie curiose per ottenere esattamente ciò che la mente geniale di Michael voleva: l’ululato all’inizio della traccia non è altro che egli stesso, dopo il fallito tentativo di far ululare un alano in studio; Il cigolio della porta è stato ottenuto posizionando dei microfoni nel bagno dello studio e i tuoni furono ottenuti inserendo una molla all’interno di una lattina, che funse come cassa armonica.

Infine, Michael fu l’innegabile ingrediente segreto ed effettiva ragione per cui Thriller ebbe il successo che si meritava, che andava oltre tutti gli artifici tecnici e le grandi competenze di chi prese parte al progetto. Con quasi una carriera quindicennale alle spalle, fece affidamento a una voce inconfondibile, particolarissima, già essa praticamente l’incarnazione della perfezione canora, intermedia tra quella maschile e quella femminile. Aggiungiamo la tecnica di ballo che forma con la voce la perfetta combo per ogni tipo di performance, videoclip compresi. Egli ha saputo rendere originale se stesso e la sua musica in una maniera che difficilmente potrà ripetersi. Il dado è tratto, la frittata è fatta, il disco viene pubblicato e tutto il mondo viene preso per le orecchie, viene coinvolto da ogni singolo dettaglio che ha costituito l’opera nella sua creazione; nessuno aveva mai sentito niente del genere. Il mix di generi, le musiche originali che godono della perfezione tecnica e musicale, l’abilità commerciale nel convogliare la passione mondiale per la danza nell’abilità unica di un nuovo “vate”, la perfetta coerenza con i sound del periodo nonostante l’estrema originalità, il “semplice” sapere dare alla gente ciò che vuole ancor prima che lo sappia. Tutte queste cose, messe insieme, spiegano un tale successo che, per verificarsi, non poteva trovare tasselli più adeguati, tutti nel posto giusto e al momento giusto.