L’abbiccì dell’architettura: La Notte / TAMEN arq


2.jpg

di Claudia Casali

Con i sentimenti non si scherza. Si fa di tutto per non tradirli, per assecondarli, per stare bene. Ma delle volte ci si dimentica di quello che proviamo veramente, lasciando agli altri il compito di gestire le nostre emozioni. Ci dimentichiamo così quello che siamo, quello che sentiamo. E lo facciamo solo per compiacere i nostri affetti, buttando al cesso quello che realmente siamo. Solo per vedere l’altra persona felice, solo perché si voleva fare bene.

Volevo fare bene” è il disco dei sentimenti irrisolti, dei rapporti umani sempre difficili da gestire. Un viaggio lungo dieci tracce, un concept album nostalgico che lascia spazio a interrogativi semplici, ma essenziali. Trovare una soluzione che non sia un compromesso: per fare bene, per stare bene.

Per nuovi pescatori e Temporale estivo sono le prime due tracce che ci immergono nel nuovo mondo de La NottePer nuovi pescatori è la traccia numero uno. Da subito si percepiscono suoni diversi dal primo lavoro, più intimi e delicati. Una serie di sfumature sonore che si intrecciano e danno vita a una delle canzoni più interessanti del disco. Temporale estivo è un mix di sensazioni. Parole semplici e dirette che si fondono perfettamente con gli strumenti. Un pop-cantautorale elegante e leggero.

Muscoli e Volevo fare bene raccontano gli amori veri, lontani da quelli dei film così perfetti e ineccepibili. Di quelli così assolutamente sbagliati, che fanno soffrire ma che emozionano.
Muscoli è un po’ tutto questo. Con un riff che ricorda i Management del Dolore Post-Operatorio è forse la traccia più energica del disco. Volevo fare bene è la title track. Una miscela di suoni e sentimenti, strofe nostalgiche e synth che accompagnano dolcemente le parole. Uno stacco sonoro tra ritornello e strofe. Una vera e propria ricerca di se stessi.

Ho visto la scena e A tempo con te privilegiano sonorità più acustiche. Ho visto la scena crea un’atmosfera del tutto magica. Una ballad malinconia e delicata, che conquista dal primo ascolto.
A tempo con te è stato il primo singolo rilasciato dalla band per questo secondo album. Un motivo di chitarra deciso, un testo lineare ed essenziale. Suoni che inizialmente ricordano i Quercia e le loro tracce più intime.

La battaglia dei giorni miei e Occhi di mare: due titoli importanti, due tracce notevoli.
È un passato sempre presente, un mettersi in gioco, il capire di stare bene nonostante tutto.
La battaglia dei giorni miei è una lotta con sé stessi. Una traccia con ritmi e suoni diversi, che abbraccia l’energico mondo dei FASK e la calma del cantautorato di Niccolò Fabi.
Occhi di mare è una raffinata canzone d’amore. Lasciarsi andare, malgrado le insicurezze, malgrado gli errori che si possono commettere. Farsi conoscere e non avere rimorsi, concedersi così senza aver paura.

Sotto assedio e Buddha bar chiudono il disco. Sotto assedio è una riflessione sui rapporti umani. Forse la traccia più cupa dell’album dettata da una struggente e delicata malinconia. Sembrerebbe questo il finale ideale del disco, ma c’è ancora spazio per un ultimo brano. Buddha bar e la sua atmosfera acustica chiudono definitivamente l’album. Una traccia semplice, che lascia l’ascoltatore in balia di sentimenti tra loro contrastanti.

“Volevo fare bene” è l’album che racconta tutte quelle storie che ci lasciano con il cuore a metà strada. Che ci consumano e che sono in grado di deluderci anche nei giorni più felici. Un anniversario, un compleanno, una festa. Come è stato per Yuri, il cantante della band, la notte di capodanno. Come è stato per molti di noi in tantissime occasioni.


4.jpg

Molto probabilmente la sera del 31 dicembre all’interno del Light, restaurato dai TAMEN arq, Yuri non si sarebbe sentito solo. Chissà quanti altri ragazzi si sono ritrovati nella sua stessa situazione. Soli pur di vedere la persona amata felice.

Non basteranno la musica, le luci e suoi giochi visivi con gli esagoni che decorano la sala. Non basteranno l’alcol e il fumo a far dimenticare al cuore la delusione. Forse sì, il movimento organico creato per realizzare un effetto tridimensionale straordinario con luci, specchi e pannelli multipli, può farci perdere la condizione del tempo e dello spazio. Portarci momentaneamente a staccare il cervello. Ma il pensiero fisso rimane.


3.jpg

E se la delusione è tanta che neanche una festa organizzata in un piccolo gioiellino architettonico riesce a far distogliere l’attenzione, allora è meglio liberarsi da questo magone.
Lasciare libero spazio alle nostre emozioni e dare voci ai sentimenti. Manifestando la nostra delusione creando qualcosa di personale. Scrivendo quello che sentiamo, raccontando come ci sentiamo. Oppure prendere uno strumento e scrivere una canzone.

È così che è nato “Volevo fare bene”. È così che bisogna reagire alle delusioni amorose. Così e non cedendo all’ira e alla violenza. Così e non attaccando chi ci ha ferito.
 

 “eh si mi vedi distrutto
è che ho dato tutto
volevo fare bene”

La Notte – Volevo fare bene