La geometria del sentimento: Le illustrazioni di Thomas Lombardi, tra musica, cinema e minimalismo


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di Gabriele Naddeo

Thomas “Borrely” Lombardi è uno dei giovani illustratori più promettenti della Capitale. Attivo già da dieci anni a Roma come Web e Graphic Designer, ha dedicato l’ultimo biennio alla recente passione per l’illustrazione. Dopo diverse collettive nel corso del 2016 (TAG Gallery, Circolo degli Illuminati, Planet Roma e Centro Elsa Morante), nel maggio del 2017 lo Spazio Caffetteria del Chiostro del Bramante ha promosso la sua prima personale, “Novecento”, seguita lo scorso 23 settembre dalla seconda mostra “Ouverture”,  esposta nella cornice dell’Anticafé Roma.

Che Thomas fosse un grande appassionato di musica lo si intuiva  già dalle illustrazioni ispirate ai grandi del jazz e della musica italiana, così come dall’artwork dedicato a Beyond Love dei Beach House, selezionato tra le dieci opere finaliste del This Is Not A Love Song, contest grafico realizzato per l’Ypsigrock Festival 2017. Adesso, in occasione del proseguo di “Ouverture” – visitabile nello spazio dell’Anticafé Roma fino a metà Novembre – l’illustratore romano ha scelto di rivisitare grandi successi del rock e pop internazionale in chiave personale, con il suo stile che strizza l’occhio a Pop Art, Op Art e Minimalismo, ma che riesce a dar spazio all’emotività, senza mai risultare freddo e distaccato.

È stata proprio la grande attenzione per il mondo musicale a farci incuriosire e spingerci ad approfondire la sua collezione, in bilico tra geometria e sentimento.  Di seguito trovate l’intervista, alcune delle sue opere esposte per  “Ouverture” e una playlist di Spotify dedicata alla mostra. Questo, invece, il sito ufficiale per spulciare tutte le illustrazioni pubblicate finora: http://thomaslombardi.it/


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Come e quando nasce il Thomas Lombardi illustratore?

Un paio di anni fa, quando ho cominciato a “scassare il cazzo” (questa scrivila così, che rende meglio l’idea) a gallerie d’arte a via Giulia, Piazza Navona eccetera. Nonostante in genere si prediligono i pittori, ho avuto dei primi riscontri positivi. Poi l’incontro con Giulia De Marco è stato determinante: le sono piaciute molto le mie illustrazioni e mi ha dato l’opportunità di esporre allo Spazio Caffetteria del Chiostro del Bramante. Adesso mi piacerebbe continuare a fare mostre ogni 3-4 mesi.

Cito testualmente dal tuo sito: “Thomas is an Italian illustrator. Tommy loves stripes”.  Quando è nato quest’amore per le strisce?

Yayoi Kusama  da giovane disse che si sarebbe voluta immergere nei suoi pois; per me il mondo dovrebbe essere tutto fatto di linee, forme, geometrie. Nelle mie illustrazioni, però, traspare anche un lato molto emotivo, nostalgico e solitario: io sono un classico outsider, immagino sia anche un modo per nascondere un po’ di timidezza e insicurezza. Ascolto anche tantissimo punk, ma finora non l’ho mai portato nei miei lavori.


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Space Oddity (David Bowie)

In molte delle tue opere, però, la musica ha comunque un ruolo centrale…

Sì, qualche tempo fa ho notato che mi mancava una collezione sulla musica. “Ouverture” nasce proprio per questo: ho scelto dei pezzi blasonati, che hanno fatto la storia, e li ho rivisitati a modo mio. Se ci fai caso, tra l’altro, hanno tutti un forte collegamento con il mondo del cinema, altra mia grande passione. Radio Ga Ga dei Queen ci riporta a “Metropolis”, i Rolling Stones a Scorsese, Odissea nello Spazio è stata una delle fonti d’ispirazione per Space Oddity… Mi piaceva, soprattutto, l’idea di fare un salto indietro nel tempo anche di 30-40 anni per andare un po’ controcorrente a tutte le illustrazioni dedicate a musicisti italiani indipendenti che adesso si vedono ovunque nel web.

Non ci sono dei nuovi musicisti italiani per cui vorresti curare l’artwork?

Certamente, ciò che però intendevo è che non stimo chi cerca di farsi pubblicità a tutti i costi con lavori “furbi”, pensati appositamente per strappare like sul web. Nel senso, va benissimo l’art concept sulla canzone di Calcutta, ci mancherebbe, ma a un certo punto deve venir fuori l’illustratore, la sua personalità: non si può puntare sempre e comunque sulla citazione della canzone. Comunque, per quanto mi riguarda mi piacerebbe realizzare un artwork o una cover per Iosonouncane, Coez e, soprattutto, Motta e Brunori Sas.


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Streets of Philadelphia (Bruce Springsteen)

A proposito di cover: ci sono delle copertine di dischi che ti hanno segnato particolarmente? 

Tendenzialmente, adoro le cover degli album jazz (penso a Miles Davis, Coltrane, Tatum, Garner etc.) spesso legate a uno studio fantastico, sia dal punto di vista fotografico che pittorico. A queste cover lavorarono artisti giovani, quasi emergenti, che avevano in comune la grande passione per il jazz. È stato un movimento unico, un’espressione stilistica che difficilmente ritroveremo, perché in quei dischi c’era un’anima, c’era vita, fatta di conquiste, tragedie e nottate a suonare in qualche locale di merda, magari a New Orleans o Chicago. Penso che questi giovani artisti siano stati i primi a rendere potenti delle copertine dove nome dell’artista con font (ricercatissimi per l’epoca) e foto sotto riuscissero a convivere perfettamente, in uno spazio ristretto, ma allo stesso tempo infinito. Jazz a parte, tra le mie copertine preferite ti direi anche quelle di Andy Warhol per i Rolling Stones e quella di Basquiat per “Beat Bop”.


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Qualche tempo fa abbiamo pubblicato un articolo riguardo le cover degli album che sembrano sempre più influenzate dai social media e dai meme. Che ne pensi al riguardo?

Da quando i social si sono imposti in modo “prepotente”  sul mercato, il modo di sponsorizzare un qualsiasi contenuto è cambiato radicalmente, concentrandosi molto di più su una comunicazione immediata, anche dal punto di vista grafico. Tendenzialmente, oggi si cerca di puntare verso grafiche minimal, composte da pochi elementi e proprio per questo di facile e rapida diffusione. In Italia mi sembra che si stia prendendo una buona direzione al riguardo: si è capito che in ambito social la grafica riveste un ruolo centrale e gli artisti si stanno mettendo in mano a bravi illustratori.

Restando in Italia, in che stato è l’illustrazione oggi? Ci sono artisti che segui?

Credo che al momento l’Italia sia uno dei paesi più forti nel settore, in quanto a gusto e stile, soprattutto.  Come dico spesso, ci sono illustratori che qui da noi “giocano un campionato a parte”, vedi Emiliano Ponzi, Olimpia Zagnoli o Ale Giorgini. Molti di loro, comunque, si sono fatti conoscere all’estero prima di avere successo anche qui da noi.


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Radio Ga Ga (Queen)

Chiudiamo con un aneddoto particolare legato a una tua mostra?

Durante una collettiva al Planet Roma, un ragazzo si ferma di fronte all’illustrazione “Allegro Blu” (che poi è un omaggio a Giorgio Morandi, uno dei miei idoli) e dice a un amico: “vedi, in questa illustrazione c’è tutta la mia adolescenza”.  Può sembrare banale, ma questa frase mi colpì tantissimo: rendersi conto che una tua opera può savere un significato così forte per qualcun altro è semplicemente meraviglioso.