Talassa Music Tales: The Man Who Sold The World (David Bowie)


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di Antonio Zarrelli

Io sono il padrone del mondo Racconto liberamente ispirato a The Man Who Sold the World di David Bowie

Ho conosciuto molti uomini nella mia vita, non sempre li ho capiti. Forse loro non hanno voluto capire me, ma non è questo il punto. Il punto è che quando credi di aver visto tutto e quando hai deciso che non vuoi più conoscere nulla, ecco che impari qualcosa di nuovo, ma non è questo il punto. Il punto è che l’ho visto accartocciato in un angolo della stazione metropolitana, saranno state le tre del mattino, ma dove ero non mi ricordo. Sono stato in tanti posti, ma neanche questo è il punto. Il punto è che lui era lì che guardava il vuoto con i suoi occhi color porto, sì, il porto che aveva nella bottiglia: ne aveva bevuto così tanto che aveva gli occhi di quel colore. Bah! Ho pensato, guarda questo non ha altri occhi che per il vino, come farà a bere così tanto vino? Io ero ubriaco di birra, ma non è questo il punto. Il punto è che quell’uomo dai capelli color ruggine e dal naso schiacciato decise di non guardare più nel vuoto e mi guardò in faccia. Avrà notato il mio occhio sanguinante, ero appena stato pestato in un bar da due tizi o forse tre per una donnaccia, ma non è questo il punto. Il punto è che quell’uomo aveva deciso di dividere il suo vino con me. Chissà, forse aveva capito che io sono uno con cui dividere il vino.

Mi ricordo che, da ragazzino, il primo a dividere il vino con me fu mio nonno, il giorno che decisi di aiutarlo a pulire una stalla. Sì, mi piacevano i cavalli, ci ho preso pure un calcio in faccia a sette o otto anni, ma non è questo il punto. Il punto è che l’uomo accartocciato era abituato a dividere il vino quando voleva parlare. Non so perché, ma tutti vogliono parlare con me, sarà perché mi faccio i fatti miei. Un giorno, quando un vecchio arrivò e mi disse, dove posso prendere il tram Cinque? Non lo so. Perché non lo hai mai preso? Non lo so. Ma hai mai preso un tram? Certo, cazzo, ma che te ne frega? E quale tram hai preso? Ho preso centinaia di tram, ma non ho mai avuto una meta. Mi piaci, ragazzo. E perché ti piaccio, vecchio? Perché io ho avuto troppe mete, ragazzo, e mi sono ritrovato con il culo per terra. Non ho mai avuto una meta io, ma non è questo il punto. Il punto è che l’uomo accartocciato voleva parlare perché aveva un segreto. Sarà perché io ho la faccia di uno che sa mantenere un segreto.

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Mi ricordo di una mia amica che mi chiese di mantenere un segreto, avevamo quindici anni e lei non era più vergine. Abbiamo scopato tutto il pomeriggio, a chi vuoi che lo dica? Non volevo che suo padre mi uccidesse, sì, credo che mi avrebbe ucciso, ma non è questo il punto. Il punto è che l’uomo con gli occhi color porto mi raccontò di una vecchia bettola nella periferia di qualche città. Avrà sentito l’odore di tutte le bettole della città sulla mia camicia di flanella. Mi ricordo di aver rubato quella camicia dopo che il Drago mi aveva rotto il polso a braccio di ferro. Con quella camicia sono stato in tutte le bettole del braccio di ferro, mi ha portato fortuna, non ho mai vinto, ma da allora non mi hanno più spezzato il braccio. Sì, una camicia fortunata, ma non è questo il punto. Il punto è che l’uomo dai capelli color ruggine mi raccontava di una bettola e piangeva lacrime color porto.

Sì, sono sempre stato una spalla per quelli che piangevano. Una volta avevo un amico che piangeva sulla mia spalla, aveva perso un sacco di soldi, ma gliene erano rimasti ancora di più. Perché piangi, gli chiesi, sei ancora ricco. Piango perché non mi piace perdere e solo tu mi puoi capire; sì, ti capisco perché io perdo sempre ma non mi viene mai da piangere. Perché tu non hai lacrime per piangere, mi disse l’amico. Vero, non avevo neanche le lacrime per piangere, ma non è questo il punto. Il punto è che l’uomo col naso schiacciato aveva perso la sua vita nelle bettole, ma non era per questo che piangeva lacrime color porto. Forse mi voleva avvisare di non fare la stessa fine, gli ubriachi delle bettole si riconoscono tra loro. In molti mi hanno detto di non fare una brutta fine, ma alla maggior parte non ho dato retta. A qualcuno ho prestato attenzione, ma subito dopo mi sono dimenticato quello che mi aveva detto. Dimentico molte cose io o forse non ho voglia di ricordarle, ma non è questo il punto. Il punto è che l’uomo accartocciato con gli occhi color porto mi disse di aver fatto tante cose brutte nella vita, ma non era per questo che piangeva lacrime color porto.

Chissà l’avrà fatto perché vedeva i ricordi dei miei occhi. Mi ricordo della prima cosa brutta che ho fatto, ho bruciato i libri di matematica di tutti i miei compagni di classe. Avevo dieci anni ed ero sempre in punizione. Odiavo la matematica, ho sempre odiato la matematica, ma non è questo il punto. Il punto è che l’uomo con le lacrime color porto mi raccontò di quando uccise un amico che gli aveva rubato una donna, ma non era per questo che piangeva lacrime color porto. Anche a me hanno rubato una donna, ma io ne ho prese in prestito molte di più e non me ne sono mica preoccupato. Il fatto è che nella vita mi sono preoccupato poche volte, ma non è questo il punto. Il punto è che l’uomo con gli occhi color porto e il naso schiacciato mi disse di aver poi ucciso anche la donna, ma non era per questo che piangeva lacrime color porto. Forse aveva visto in me lo stesso assassino. Io nella mia vita non ho ucciso nessun uomo, ma sono comunque un assassino. Il primo omicidio l’ho fatto a sette anni, amico babbo natale è solo nella tua testa, è una grossa bugia. L’amico piangeva, avevo ucciso il suo sogno. Non ho mai creduto a babbo natale, ma non è questo il punto. Il punto è che l’uomo accartocciato con i capelli color ruggine mi ha fatto vedere la foto di sua figlia, l’aveva vista due volte nella sua vita, ma non era per questo che piangeva lacrime color porto.

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Non ho foto della mia vita, l’ultima l’ho perduta durante una rapina, mi hanno scoperto e arrestato, da allora ho deciso che non avrei avuto più una foto, ma non è questo il punto. Il punto è che l’uomo con gli occhi color porto mi raccontò di un incontro in una bettola con uno sconosciuto, ma non era per questo che piangeva lacrime color porto. Avrà capito che gli unici conoscenti che ho sono gli sconosciuti. Mi sono sempre sentito lo sconosciuto più sconosciuto di tutti. Una volta uno sconosciuto mi chiese, chi sei? Ed io, chiaro, sono il tuo sconosciuto. Se qualcuno mi chiede qual è il mio lavoro, io gli dico che faccio lo sconosciuto. Sì, il mio lavoro, ma non è questo il punto. Il punto è che l’uomo con i capelli color ruggine mi disse che questo sconosciuto gli aveva fatto una proposta in cambio di un bicchiere di porto ma non era per questo che piangeva lacrime color porto.

In cambio di una birra ho fatto molte cose, una volta ho girato un intero isolato urlando sotto la pioggia, sono il più coglione del mondo. Quegli studenti sbarbatelli si erano divertiti e la mia birra me l’ero guadagnata. Sì, mi sono guadagnato tante birre ma non è questo il punto. Il punto è che l’uomo accartocciato con gli occhi color porto, i capelli color ruggine, il naso schiacciato e le lacrime color porto mi disse che aveva venduto il mondo allo sconosciuto in cambio di un bicchiere di porto ed era per questo che piangeva, non avrebbe dovuto vendere il mondo. Mi ricordo di una volta in una bettola che avevo incontrato un tizio che mi chiese da bere. Sì, stasera sei fortunato, ti offro da bere, ma firmami questo pezzo di carta. Ed è questo il punto, io sono il padrone del mondo.