di Alessandra Virginia Rossi
Fra poco più di un mese “Folfiri o Folfox” compirà un anno e gli Afterhours sono consapevoli che il loro ultimo album è un’opera difficile. Lo è per il tema che tratta, per il percorso interiore che ti induce a compiere, per la complessità strumentale dei brani. Un album che non solo porta il nome di due regimi chemioterapici ma è anche un rimedio sicuro per le anime ferite. Lo è inaspettatamente ed è per questo che si rivela così efficace. Se si riesce ad abbandonarsi all’opera, l’effetto catartico è assicurato e “Folfiri o Folfox”, oltre a finire nella collezione dei dischi a cui più si è più affezionati, compie un gesto concreto e benefico nella vita di chi lo accoglie. Insegna il coraggio, la forza, perfino un’imprevedibile leggerezza e, dunque, la rinascita. Sentirsi compresi, in fondo, è la sensazione più bella del mondo.
Al telefono con Rodrigo D’Erasmo abbiamo parlato dell’esperienza di composizione, dei legami umani dietro lo splendido lavoro artistico della band e di spiritualità. Ci ha anche dato un importante punto di vista sull’attualità musicale italiana a cui segue un ottimo consiglio…