report di Alessandra Virginia Rossi, fotografie di Silvia Cammertoni
Scopro la potenza live di Cosmo proprio nel giorno in cui la NASA annuncia all’umanità che la nostra idea dell’universo, che pure sappiamo essere infinito, è sempre in espansione. “Ci sono concerti che puoi vedere solo sui maxi schermi e concerti che puoi vedere solo sui display dei telefonini” mi dice un amico, leggermente pessimista, quando gli comunico che la seconda data al Monk Club di Roma è sold out e che probabilmente il mio primo live report sarà un’esperienza complessa. Invece non ero mai stata a un concerto che puoi vedere solo saltando. Perché appena Cosmo ha lanciato il primo pezzo, nonostante stessi a due metri dal palco ho capito che per l’ora e mezza successiva avrei fatto meglio ad unirmi alla massa esultante.
Parte spedito il live con Cazzate e la temperatura raggiunge da subito i picchi che di solito arrivano un po’ più in là nella serata. Fortuna che i social danno sempre anticipazioni e vai preparato, il 22 di febbraio, in canottiera. Cosmo scende già tra la folla e mentre canta Dedica ci fa sentire tutti una grande famiglia fatta di gente un po’ strana, incompresa e per questo un po’ incazzata ma che, in fondo, è lì proprio perché per un po’ possa fregarsene. Sulle note malinconiche di Regata70 e Dicembre si addolcisce l’atmosfera prima della grande esplosione e LeVoci lancia il live dritto al massimo livello. A quel punto ti ritrovi addosso qualche bicchiere ancora pieno lanciato in aria nell’entusiasmo, molto probabilmente perdi gli amici, parte più d’un crowd surfing e da lì in poi può succedere di tutto. “Nulla è per caso, tutto è per caso”. Si va dritti al primo break passando per Impossibile e L’AltroMondo e Cosmo nota un ragazzo con ancora su la giacca. “Hai paura che ti rubino qualcosa? Abbiate fiducia negli altri!” e ci racconta la bella storia di quella volta in cui, alla stazione, un ragazzo marocchino gli chiede informazioni sul prossimo treno. Non ce n’è fino al mattino alle 5 e Marco lo ospita a casa. Conversando e fumando, il ragazzo rivela di essere un macellaio. Si profila la vaga seppur insistente sensazione di aver fatto una stronzata. Dormono sonni tranquilli, invece, e leggermente lisergici tanto che il mattino dopo sul tavolo della cucina Marco trova anche un regalino di ringraziamento.
Simpatica e salvifica la pausa visto che ormai sembra il 15 d’agosto e dopo Ho visto un dio si riprende con la seconda parte del live. C’è un appuntamento ai concerti di Cosmo che, a tour ormai quasi concluso, è definitivamente una tradizione. Tutti sul palco. “Però si sale solo dai lati ragazzi, non da davanti mi raccomando”. Ecco, la tenerezza di Marco che vuole farti sballare al massimo ma con un occhio sempre alla razionalità, non me l’aspettavo. Ha rivelato la sua generosità di artista che si dà completamente per non togliere il divertimento a nessuno. Ironicamente mi ha fatto pensare a certi insegnanti ganzi che sanno come trasmettere le belle cose, non farle dimenticare e sanno farsi voler bene. Pure se poi cantare in mezzo ai selfie con i ragazzi che ti fanno saltare l’impianto può richiedere un grado di resistenza in più. Cosmo non si risparmia e se salire sul palco e fondersi insieme non dovesse bastare, la pioggia di coriandoli convince anche i più duri di cuore. Mani in aria ed è solo Disordine. Probabilmente se avevate ritrovato i vostri amici, in questo momento li riperderete. È Un lunedì di festa pure se è mercoledì e questa meraviglia che Cosmo porta in tour da tempo, insieme a Roberto Grosso Sategna e Mattia Boscolo, sta per finire. L’ultima data gratuita ad Ivrea chiude l’avventura per un bel po’ e l’unico modo per salutare tutti è Le cose più rare. “Un giorno ci rincontreremo”. Sembra triste, ma è giusto separarsi. E poi una delle cose più belle di Cosmo è che sa far sentire amato il suo pubblico. Che inizi l’attesa.