L’abbiccì dell’architettura – Erica Mou / Alberto Campo Baeza


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di Claudia Casali

È sicuramente grazie ai miei genitori se ho sempre ascoltato tantissima musica italiana. Questo, sin da bambina, mi ha permesso di distinguere le mille sfaccettature del panorama nostrano. D’altronde, quando ascolti musica 365 giorni all’anno, arriva un momento in cui senti la curiosità e, in un certo senso, la necessità di conoscere di più. Con la diffusione del web tutto è stato più semplice (grazie YouTube, sei stato fondamentale per la mia adolescenza!). Ho incominciato una ricerca personale di canzoni e cantanti che non fossero già noti al mondo delle major e, pian piano, mi sono affezionata alle etichette indipendenti e ai propri artisti di riferimento. Così, quasi d’improvviso, mi sono ritrovata a cantare a squarciagola, nei miei intensi pomeriggi di studio, i brani di un’ancora emergente Erica Mou, cantautrice pugliese che stava conquistando il suo spazio all’interno della scena musicale italiana e nel mio cuore.

Le canzoni di Erica Mou mi hanno accompagnato per gran parte dell’adolescenza, ecco perchè, naturale conseguenza , sentivo il bisogno profondo di ascoltarla anche dal vivo.È stato nell’agosto del 2012 che ho costretto benevolmente mia sorella a portarmi ad un suo live, in una piccola città di mare. Non potevo chiedere niente di meglio come regalo di compleanno: il concerto di una delle mie artiste preferite all’ “Hit Week Summer Festival”, in una località balneare a me molto cara. Il live di Erica Mou mi ha riportato alla mente i giorni passati in famiglia ad ascoltare la musica dei grandi cantautori italiani, quella che da diverso tempo in Italia sembrava non esistere più. Ma grazie alla dolcezza della sua voce e alla semplicità dei suoi testi, delle vere e proprie perle, ho avuto l’impressione che il cantautorato italiano avesse finalmente ritrovato un suo spazio.Nei suoi pezzi si ritrovano influenze di Endrigo e Tenco, della musica nostrana degli anni ʹ60, del cantautorato di De André e Fossati e di grandi artiste come Emiliana Torrini. Qualcuno l’ha definita la nuova Carmen Consoli, altri rivedono in lei un qualcosa di Meg. Ma, credetemi, Erica Mou ha uno stile inconfondibile: è semplicemente Erica Mou.


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Ogni singolo brano della cantante coglie aspetti diversi della vita, dagli affetti al rapporto con le proprie imperfezioni, e con le proprie paure, suggerendo una via per affrontarle. Testi brevi ma intensi, semplici e diretti. Ti entrano in testa, ti emozionano immediatamente, ma richiedono un’attenta riflessione, invocano un ascolto profondo. Due suoi pezzi (onnipresenti nella mia playlist) ne sono il perfetto esempio: Oltre e Nella vasca da bagno del tempo (con cui conquisterà il secondo posto e il premio della critica “Mia Martini” a Sanremo giovani 2012) sono due delicatissimi inni alla vita.

La sua dolcezza e la sua poesia hanno anche affascinato il mondo del cinema e della letteratura. Si dice, ad esempio, che Rocco Papaleo  abbia voluto allungare una scena del film Una piccola impresa meridionale per poter inserire la versione acustica di Dove cadono i fulmini. Oltre alla colonne sonora de La bugia bianca, scritta per l’omonimo film di Giovanni Virgilio, la cantautrice pugliese ha anche scritto brani per due romanzi: Adesso di Chiara Gamberale e La strada del ritorno è sempre la più corta di Valentina Farinaccio.


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Il mare, meraviglioso sfondo di quel live d’agosto, è sempre stato un elemento di fondamentale importanza per Erica al punto da dedicargli un intero album.Se proprio il rapporto con il mare ha permesso alla cantautrice di scrivere dei brani preziosi, nel mondo dell’architettura ha dato luogo a veri e propri gioielli. “The House of the Infinite” è uno di questi diamanti, realizzati per stupire l’occhio umano. Progettata da Alberto Campo Baeza, la “Casa dell’Infinito” emerge dalla sabbia come se fosse una piattaforma di pietra, tale da ricreare un piano, appunto infinito, che si sviluppa proprio di fronte all’Oceano Atlantico.


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Il mare ha dunque il compito di chiudere visivamente la casa. Il risultato è a dir poco mozzafiato: le viste che si generano traguardano il lontano orizzonte tracciato dalle cristalline acque atlantiche e rappresentano uno dei punti di forza dell’abitazione. L’infinito ricreato dai piani nella casa di Campo Baeza sembra dunque combinarsi perfettamente con i testi di Erica Mou: entrambi invitano a non perdersi mai, superando le proprie paure e andando oltre i propri limiti.

“Portami oltre le apparenze
oltre le stupide credenze
oltre le lotte
oltre la morte  

portami  oltre”
Erica MouOltre