di Teresa Borgia
Andrea Camilleri è uno scrittore, sceneggiatore e regista italiano. Nato a Porto Empedocle nel 1925, vive a Roma dalla fine degli anni ‘40 e dal 1968 trascorre alcuni mesi dell’anno in una frazione di Santa Fiora di cui è cittadino onorario. Scrive il primo romanzo poliziesco, con protagonista il Commissario Montalbano, nel 1994. Nel 1995 pubblica Il birraio di Preston, con cui partecipa al “Premio Viareggio” e grazie al quale riesce a ottenere un discreto successo tra il pubblico. Dal 1995 al 2003 il fenomeno Camilleri si amplia vedendo il suo picco nel 1998. Tradotto in almeno centoventi lingue, Camilleri dichiara nella nota finale del suo ultimo libro sulle avventure del Commissario Montalbano, L’altro capo del filo, che si tratta di un romanzo scritto nella sopravvenuta cecità. Difatti, lo ha dovuto dettare alla sua assistente, Valentina Alferj, l’unica in grado di scrivere in vigatese, a suomodo di dire.
Il sorriso di Angelica, collana “La memoria”, Sellerio Editore Palermo, è il diciassettesimo romanzo che ha come protagonista il Commissario Montalbano. Dato alle stampe nell’Ottobre del 2010, è il primo libro che Camilleri pubblica dopo la morte dell’editrice Elvira Sellerio, che aveva avuto modo di leggerlo e correggerlo. La nota finale è a lei dedicata. Il Commissario Montalbano deve risolvere un nuovo caso: una banda di ladri ripulisce le case di ricchi professionisti usando sempre lo stesso schema. Tra le vittime vi è anche la signorina Angelica Cosulich, una giovane e bellissima donna della quale il commissario si invaghirà. Gli ricorda, infatti, l’eroina della sua adolescenza: Angelica dell’Orlando Furioso.
Non sarà solo la bella Angelica a mandare in confusione Montalbano: una lettera anonima lo sfida a indovinare quale sarà l’ultimo colpo della banda. Salvo Montalbano, sentendosi punto nell’orgoglio, ritornerà a essere il commissario istintivo che tutti conoscono e, ancora una volta, riuscirà a trovare una soluzione per tutti gli enigmi. La porta si raprì e al commissario capitarono di seguito i tri seguenti fenomeni:primo, leggero annigliamento della vista, secunno, sostanziali ammollimento delle gammi e, terzo, notevoli ammanco di sciato. Questo è il primo romanzo di Camilleri che leggo e ne sono rimasta piacevolmente colpita. Sono stata, in particolare, incuriosita dalla narrazione, certamente originale. Il libro è scritto in un linguaggio che risulta essere un misto tra italiano e “siculo” e questo rende le parole e le vicende più vive, quasi realistiche. Durante la lettura sembra di essere così vicini al commissario tanto da riuscire a percepirne non solo i dialoghi ma gli stessi pensieri. Montalbano, si intuisce da subito, non è il classico “commissario da manuale” anzi, si può affermare esattamente l’opposto: più che alle regole, si affida al suo istinto. In questo romanzo Camilleri, a mio parere, non ha voluto soffermarsi sulla figura del Montalbano “commissario”, ormai già ampliamente descritta anche nei libri precedenti. Quello che ci ha regalato Camilleri è invece il Montalbano “uomo”, la cui indole, prettamente umana, lo porta a essere sopraffatto dalla gelosia e da sentimentiche non riesce a controllare. Un commissario in piena crisi di mezza età.
La trama è intricata, la matassa è complicata da sbrogliare ma, nonostante ciò, la lettura risulta essere piacevole e scorrevole. Da sottolineare l’atmosfera dei momenti salienti della passione amorosa, descritti con vari riferimenti ai versi di Ariosto. Una lettura vivamente consigliata, non solo perché Camilleri con il suo Montalbano, son sicura, non vi deluderà, ma anche perché è un romanzo che riesce a far respirare, tra le righe, l’aria più bella della Sicilia.