L’abbiccì dell’architettura – Jørn Utzon


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di Claudia Casali

JØRN UTZON, Sydney Opera House (Sydney, 1973)

Terra dei canguri e degli emù, patria del surf e del football australiano, madrepatria di Nick Cave e Iggy Azalea, l’Australia è uno dei luoghi che da sempre affascina moltissimi giovani italiani e non solo. Con i suoi 24.145.600 abitanti, il Paese più grande dell’Oceania è amato non solo per i paesaggi naturali che lo contraddistinguono ma anche per la presenza di poche, ma spettacolari, opere architettoniche che ospita. Pensando all’Australia non può che venire in mente il Teatro dell’Opera di Sydney, edificio tra i più rappresentativi del continente che, oltre a essere diventato una delle maggiori attrazioni turistiche australiane, è entrato a far parte dal 2007 del patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.


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Jørn Utzon (Copenaghen, 9 aprile 1918 – Helsingør, 29 novembre 2008), noto architetto danese, dopo aver abbandonato la vita da marinaio per dedicare la propria esistenza al mondo dell’architettura, decise di partecipare a un concorso internazionale per la costruzione di un nuovo teatro dell’opera nella città di Sydney. Moltissime furono le proposte arrivate per la realizzazione di un edificio così prestigioso, tanto che il progetto di Utzon venne inizialmente scartato. Ma con l’arrivo in giuria di Eero Saarinen, importante architetto finno-americano che si occupava del plico dei progetti che erano stati già esclusi, il lavoro del vincitore del premio Pritzker del 2003 venne rimesso in gara. Saarinen, infatti, dopo averle osservate, fu subito conquistato dalle bozze di Utzon. Nel 1957 uno tra i più noti quotidiani australiani così definì la vittoria di Utzon: Il controverso progetto di un danese vince il concorso del teatro dell’opera. A distanza di un anno iniziarono i lavori per il teatro, ma le difficoltà incontrate con le amministrazioni locali, così come i problemi progettuali e di realizzazione dell’opera, impedirono all’architetto danese di poter lavorare tranquillamente. Non potendo pagare più i propri collaboratori, Utzon si dimise, lasciando il proprio posto agli architetti Peter Hall, Lionel Todd, David Littlemore e Ted Farmer. Nonostante i problemi incontrati durante la realizzazione, la Sydney Opera House fu portata a termine con successo. Con i suoi gusci composti da circa 2400 costole prefabbricate di calcestruzzo ricoperte di piastrelle bianche, con le volte realizzate dal taglio di spicchi irregolari di una sfera, con le sue immense vetrate e con le diverse sale da concerto al suo interno, fu inaugurata nel 1973 dalla regina d’Inghilterra Elisabetta II. L’edificio, che si può ammirare da qualsiasi parte venga osservato, non presenta un lato principale. Ciò lo rende non solo parte integrante del paesaggio circostante, ma una vera e propria caratteristica del panorama culturale australiano.


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Il fascino della Sydney Opera House sembra non tramontare mai, tanto che ogni anno sono oltre 3.000 i viaggiatori che si apprestano a visitarla. Moltissimi eventi legati al mondo della musica e del teatro vengono organizzati nelle mille sale che la struttura ospita. Sono stati innumerevoli gli artisti che hanno avuto l’onore di poter suonare all’interno del Teatro dell’Opera di Sydney. Tra questi, uno dei gruppi che sta rivoluzionando la storia della musica indie e non solo, i Bon Iver, capitanati da un eclettico Justin Vernon. Proprio poco tempo fa i Bon Iver hanno tenuto al teatro un live, deliziando il pubblico con un’emozionante versione a cappella di Heavenly Father.

“ Heavenly father Is all that he offers
A safety in the end “
Bon Iver  Heavenly father