Duecartellespazinclusi (Il taccuino di A.Z.) – Andiamo a berci una pinta


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Di A.Z.

Erano seduti faccia a faccia. I loro sguardi, in realtà, difficilmente si incrociavano. L’avevano immaginato entrambi che sarebbe andata così. Alla fine quella era la parte più difficile. Non avevano più scuse, prima o poi avrebbero dovuto iniziare a parlare. Dopo anni che non si vedevano, solo qualche accenno. Seduti in un angolo del pub, nascosti alla vista di tutti, o quasi, avevano ordinato una birra. Aveva parlato l’uomo più adulto, era a lui che toccava avere in mano la situazione. Ma l’uomo lo sapeva che non era il suo posto quello, non lo era più da troppo tempo e si sforzava di ricordare come fare. Ma quello che aveva di fronte, il ragazzo, somigliava al figlio che aveva visto per l’ultima volta troppo tempo prima. Sì, una parte del corpo gli diceva che era suo figlio, ma quegli occhi, quegli occhi proprio non li riconosceva. Era stato lui a dimenticarseli, o erano cambiati loro. Lo sapeva anche lui che negli occhi ci viveva l’anima, forse quella del ragazzo era cambiata. Non erano passate che poche ore da quando si era presentato all’ufficio del poliziotto. Il poliziotto che, senza degnarlo di un minimo di attenzione, aveva letto il telegramma e aveva già capito ancor prima di farlo parlare di cosa si trattava. Vada al secondo piano, gli aveva detto, paghi quello che deve pagare alla cassa, e aspetti nella sala di fronte. Appena possibile le faremo sapere. Ma, aveva provato l’uomo a rispondere, io veramente. Veramente niente, disse il poliziotto, vada e faccia quello che le ho detto. Così fece e se ne rimase ad aspettare. Le cinque ghinee le aveva pagate, ma ancora non aveva capito bene perché. Soltanto la signorina alla cassa aveva accennato a qualcosa. Gli scontri dell’altro giorno, aveva detto. Così, lì seduto, si mise a riflettere sugli scontri dell’altro giorno.

Vedendo la signorina così sicura, si era vergognato a chiedere informazioni più dettagliate. Forse era l’unico che non ne sapeva niente. Non gli era rimasto che aspettare con la ricevuta del pagamento in mano. La signorina gli aveva ribadito che tutto si sarebbe risolto in mattinata. Così aveva aspettato, finché si ritrovò di fronte il ragazzo accompagnato da un poliziotto. Un altro paio di firme ed erano fuori dalla centrale. Il ragazzo non sembrava messo male, gli sembrava pure più bello. Forse un po’ in disordine e con qualche ora di sonno da recuperare. Lo vedesse sua madre, pensò, direbbe che è troppo magro. Ma sua madre non c’era, per fortuna di entrambi forse. Gli scappò un sorriso a pensarci. Il ragazzo aveva appena fatto un cenno alla vista del padre. Si era sentito sollevato dal silenzio del suo vecchio che così, senza nessun particolare stato d’animo, si era limitato a chiudere le pratiche burocratiche della polizia. Si era forse immaginato un padre arrabbiato, con tante domande a fargli pentire di averlo chiamato in aiuto. E invece, niente, come se la cosa pesasse più al suo vecchio che non a lui. Solo uno strano sorriso a un certo punto. Lo aveva notato subito il ragazzo, che al padre non andava proprio di avere in mano la situazione, ma che in qualche angolo remoto della sua coscienza si sentiva in dovere di farlo. Arrivati in strada, vicino al grande parco, all’uomo venne in mente di farci una passeggiata. Il verde lo rilassava, lui che non era abituato alla grande città. Il ragazzo lo seguiva, senza sapere bene cosa fare e dire. Un po’ pensava agli ultimi giorni, un po’ aveva voglia di rivedere la ragazza che gli faceva bollire il sangue, un po’ osservava suo padre. Così distante da lui, così uguale all’ultima volta che l’aveva visto, così diverso da come si sarebbe aspettato. Poi lo vide fermarsi sotto una colonna, così alta che a malapena si vedeva la statua che ci avevano poggiato sopra. Fu in quel momento che vide suo padre girarsi verso di lui. Chissà questo perché l’hanno messo così in alto, gli disse. Adesso che cosa dovremmo fare secondo te? Al ragazzo non venne che rispondere nel modo più semplice quando due uomini devono provare a parlare. Andiamo a berci una pinta. Il padre annuì. Si avviarono verso il pub più vicino, l’uomo davanti e il figlio lo seguiva. Per strada c’era gente in fermento, tante voci si sentivano qua e là. Da una parte si sentiva gente che rideva e applaudiva. Loro non ci fecero molto caso.

Le birre erano sul tavolo. Stavano per fare il primo sorso, quando si sentì un boato, quasi sembrava un terremoto. Da un angolo della stanza un vecchio con una pinta in mano disse, alla fine l’hanno buttato giù il vecchio teatro, salute a lui. Ma i due parvero non accorgersi. L’uomo incrociò lo sguardo del ragazzo, rimasero a fissarsi per un po’. Non potevano rimandare. Allora, per curiosità, si può sapere che è successo i giorni scorsi.