di A.Z.
Cinque ghinee è ambientato negli anni Trenta. Ci sono periodi nella storia, e nella vita, piuttosto definiti e anche facili da spiegare. Altri, invece, sono momenti di transito. Solitamente è in questi momenti che senti la storia e la vita scorrere sotto i tuoi piedi. E a voglia di scorrere, a volte in maniera veloce e inesorabile, non ti rendi conto della strada che hai davanti e ogni scelta deve essere presa, o non presa, al momento giusto. Credo che il ventennio tra le due guerre sia stato un periodo di “grande velocità”. Progresso, nuovi stili di vita, nuove aspettative, ricerca di nuovi equilibri economi e politici. Costruzione di una nuova Umanità. E, al di sotto di questa Umanità, c’è lui, c’è sempre stato e ci sarà sempre, l’uomo. L’uomo qualunque, direi, ma chiamiamolo uomo. Non sta a me, e non è questa rubrica il luogo adatto, discutere dei risultati, evidenti a molti, di questa fase della storia. Quello per cui voglio esprimere poche righe è il mio uomo qualunque, quello che aveva aspirato a una buona vita, anche di un certo tenore, ma che non avrebbe mai immaginato che il suo nome sarebbe stato legato a un’icona ormai presente in quasi tutte le grandi città del mondo. E come spesso accade per chi non ha fatto la “Storia”, quella scritta sui libri importanti, il suo nome è alla maggior parte sconosciuto. Ho sentito parlare, meglio ho letto, la prima volta di Harry Beck(1902-1974) pochi mesi fa, quando un trafiletto ricordava una ricorrenza a lui legata. L’ho letto proprio in un viaggio in metropolitana e di metropolitana parlava. Non ricordo bene di che evento si trattasse, perché in quel momento la mia attenzione era presa da tutt’altro. Improvvisamente una notizia di cui assolutamente non avevo necessità: il nome di chi ha creato la mappa della metropolitana londinese, più o meno così come oggi la conosciamo, nel 1931 circa. Mappa il cui schema ha preso successivamente piede in tutte le metropolitane del mondo per la sua chiarezza di lettura. Poi, tra una curiosità e l’altra, ti accorgi che effettivamente sul personaggio c’è una discreta bibliografia, studi, articoli, documentari e altro, ma non ne avevi mai sentito parlare. E scopri che, dipendente della società metropolitana in uno dei suoi vari momenti di crisi, era un disegnatore che in particolare aveva avuto a che fare con i circuiti elettrici, lavorando come ingegnere progettista dell’Ufficio Segnaletica. Si dibatte sul fatto se effettivamente sia stato o meno ispirato dalle mappature dei circuiti elettrici, ma la realtà è che prevale il principio di chiarezza e semplicità. Poche linee, possibilmente niente curve, punti chiave ben definiti, intersezioni solo a 90 e 45 gradi hanno reso una mappa, che qualcuno ha definito “legible as a bowl of spaghetti”, un esempio di comunicazione internazionale a tutti i livelli di cultura.
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