Fuori Tempo Massimo – Dischi recensiti con un ritardo pazzesco


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Di Gabriele Naddeo

Il mio account Spotify ancora non lo sa, ma il negozietto sotto casa che vende a pochi spiccioli libri e dischi usati è appena diventato il suo competitor più agguerrito. A Londra bastano tre pounds e un charity shop ben fornito per farsi una cultura niente male, al che mi sono detto che in fin dei conti valeva la pena tentare l’impresa.

Per ingannare la parte di me più razionale – per intenderci: quella che ignora le logiche dell’ascoltatore appassionato, conosce benissimo il mio portafoglio e continua a definire ‘patologico’ il comportamento d’acquisto del sottoscritto –  ho escogitato una scusa un risvolto pratico per risolvere al meglio la faccenda.Ogni disco che comprerò in quel negozio sarà seguito da una recensione, scritta dopo una settimana di full immersion nell’album e legata inevitabilmente a quel preciso lasso di tempo.

Le recensioni in questione saranno certamente ‘fuori tempo massimo’, dal momento che il negozio di riferimento si dedica solo alla vendita di cd usati, ma è proprio questo il vantaggio che vorrei sfruttare.

Quando esce un disco come “The Life of Pablo” di Kanye West è naturale che i siti musicali facciano a gara per recensirlo il prima possibile: perdere il momento significherebbe perdere credibilità, lettori, eccetera eccetera eccetera.  Questa rubrica, che non ha certo nulla da perdere, si potrà prendere il lusso di coniugare un libero e discutibilissimo giudizio alla serenità di non avere nessun tipo di scadenze da rispettare.


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Lo stesso vale per il contenuto della recensione, naturalmente. Se compro “The Queen Is Dead” degli Smiths (già comprato) e scrivo un articolo in cui ripeto sostanzialmente le stesse cose già dette da altre 400 riviste musicali negli ultimi 40 anni, l’entusiasmo svanirebbe in un secondo. Piuttosto l’idea è quella di far rivivere la voglia di ascoltare alcuni album attraverso spunti nuovi, prospettive diverse, storie personali che si intrecciano a canzoni quasi sempre più vecchie di me, giudizi anacronistici dettati dal gusto e dall’umore del momento, liberi di coincidere o meno con quanto detto finora dalla critica di settore.

In sostanza non mi va di farvi leggere per la centesima volta che “The Queen Is Dead” è un disco della madonna; mi va, piuttosto, di provare a incuriosirvi in qualche modo e farvi riascoltare per la centesima volta “The Queen Is Dead” perché è un disco della madonna.

Si comincia presto con “(What’s The Story) Morning Glory” degli Oasis. Tutti pronti? Ci si rivede nel ’95 allora.